Giovedì 19 Settembre 2024
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Vivere il Rosario

"Da Missioni OMI. Rivista mensile di attualità missionaria - www.missioniomi.it"

 

Riflessioni missionarie sui misteri del Rosario

 

di Bruno Favero OMI, Missionario in Senegal

 

Non si tratta di recitare il Rosario, ma di viverlo, seguendo i passi di Gesù che ci chiama alla missione. Lasciamo che Maria sia la nostra compagna di viaggio alla scoperta dei misteri della vita di suo Figlio. Con lei potremo avanzare con fiducia e costanza nel cammino della fede e diventare testimoni del dono d’amore che Gesù e sua Madre continuano a farci, gratuitamente, ogni giorno.

 

MISTERI DELLA GIOIA    

   
Quando Dio entra nella tua vita le cose cambiano, non sei più quello di prima, non ti accontenti più della realtà superficiale e scontata, senti dentro di te fiorire qualcosa di nuovo per cui vale la pena vivere. Maria è così coinvolta nel progetto di Dio, si lascia sorprendere nella calma tranquillità di Nazareth, un progetto scontato, matrimonio in vista, figli, focolare domestico, tutto normale all’apparenza. Quando Dio entra nella sua vita tutto cambia e si ritrova ad entrare in un progetto nuovo, dove nulla sarà più come prima.

 

L'annuncio dell'Angelo a Maria

 

La novità del divino investe Maria e l’ombra dello Spirito la copre. Madre di Dio, Madre del Verbo incarnato, Madre del Figlio dell’uomo, perché figlio della donna. “Eccomi, sono la serva del Signore”. Quante volte abbiamo paura di dire eccomi, eccoci! Siamo pronti a rischiare la nostra esistenza per compiere il progetto di Dio? L’Annunciazione è il mistero del sì, sì a Dio e sì all’umanità, senza questo sì, il no del rifiuto e della morte avrebbe invaso il mondo. Nel sì di Maria il nostro sì per compiere insieme con Dio l’opera della salvezza di tutti.

 

La visita di Maria ad Elisabetta

 

Con Gesù dentro, Maria parte per annunciare a sua volta il mistero della presenza di Dio nel mondo. Parte in fretta per servire l’anziana cugina, coinvolta alla sua età in una storia d’amore senza tempo. Eccole le due donne nuove, eccole le madri per grazia esultare di gioia, ecco quei grembi traboccanti di vita incontrarsi e gioire. Donna della missione, Maria, insegnaci ad essere, come te, coloro che partono per portare la vita, la gioia, il gusto immenso dell’incontro, la novità assoluta di un Dio vicino.

 

La nascita di Gesù a Betlemme

 

Il Dio-Bambino entra nel tempo e la sua nascita rinnova la faccia della terra. Siamo chiamati tutti a vivere questa maternità, generare Dio in noi stessi per poterlo dare agli altri. Essere madri e padri di quel Dio che si fa piccolo per entrare discretamente nel mondo e continuare, attraverso noi, la sua opera di salvezza. Il mistero del Natale continua fino alla fine dei tempi, perché Dio non cessa di farsi creatura; per noi, come noi, per insegnarci a diventare come Lui e riconoscerlo in ogni fratello.

 

La presentazione di Gesù al Tempio

 

Simeone ti ha chiamato “segno di contraddizione”, un nome non certo lusinghiero. Ed anche a Maria ha predetto un sacco di noie. Certamente non si può incontrarti davvero e restare indifferenti, come assopiti davanti alle esigenze che ci mostri continuamente per essere tuoi discepoli. E’ necessaria una scelta, bisogna prendere posizione, bisogna schierarsi, o con te o contro di te, non ci sono altre possibilità. Non farci restare indifferenti Signore, non lasciarci tiepidamente sospesi, ma insegnaci a comprometterci per te.

 

Il ritrovamento di Gesù nel Tempio

 

“Figlio ti stavamo cercando angosciati”, dicono i genitori! Perché avete paura sono nella casa del Padre, risponde il Figlio. Quante volte abbiamo l’impressione di aver perso Gesù, ci sentiamo lontani da lui e incapaci di riconoscerlo. E lui ci riporta all’essenziale, la casa del Padre, il luogo dove riconoscersi figli e condividere insieme la gioia di essere membri della stessa famiglia. Come abbiamo bisogno di ritrovati Signore? Come poter vivere lontani da te? Insegna anche a noi ad occuparci delle cose del Padre.

 

 

MISTERI DELLA LUCE

 

“Veniva nel mondo la luce vera quella che illumina ogni uomo” (Gv 1, 9). Per noi uomini e donne “underground” la luce rischia di essere solo quella psichedelica, quella delle insegne luminose, luci che servono a nascondere e non a rischiarare. La vita di Gesù è un sorprendente mistero di luce, perché dove entra lui, la realtà si illumina, le tenebre fuggono e l’uomo si ritrova nella bellezza del suo essere immagine di Dio. La missione entra nel vivo e Gesù stesso ci insegna a fare di tutta la nostra vita un dono senza condizioni.       

 

Il battesimo di Gesù al Giordano

 

Come le grandi teofanie dell’Antico Testamento la scena del Battesimo di Gesù ci svela il progetto missionario della Trinità, associare tutti gli uomini al meraviglioso disegno di adozione di tutta l’umanità, farci diventare figli nel Figlio. Forse non ci rendiamo conto del dono inestimabile del nostro Battesimo, diventare figli di quel Dio che ci ama alla follia e che per noi si è donato interamente senza risparmiarsi. Ripensiamo al nostro Battesimo, viviamo secondo le esigenze del nostro Battesimo, per imparare ad essere figli e fratelli.

 

L'auto-rivelazione di Gesù alle nozze di Cana

 

Se non fosse stato per Maria, la Madre attenta e premurosa, la festa si sarebbe trasformata in una noia mortale, un fiasco senza precedenti. Per fortuna Gesù è presente, non oppone resistenza, anzi rilancia l’esultanza delle nozze. Se manca il vino dell’amore la gioia si spegne. L’atmosfera si fa grigia quando viviamo rinchiusi nel nostro io, senza lasciarci coinvolgere dalla gioia degli altri. Nelle nostre famiglie manca il vino dell’amore, nella società manca il vino del rispetto e dell’accoglienza, anche nella nostra chiesa può venir meno il vino dell’ospitalità e dell’incontro. Facciamo quello che il Figlio ci dirà, lasciamo che la Madre ci mostri la bellezza di aderire alle Parole del Figlio suo.

 

L'annuncio del Regno di Dio con l'invito alla conversione

 

“Il Regno di Dio è vicino, convertitevi” - andava ripetendo Gesù tra i villaggi di Galilea; e ancor oggi risuona lo stesso invito per la stessa conversione da rinnovare costantemente. La missione spinge alla conversione e la conversione è già un frutto della missione. E’ importante far risuonare oggi nelle nostre case, sulle nostre strade, questo invito incessante alla conversione, al cambiamento di stile. Abbiamo bisogno di sentire che il Regno è vicino, che il nostro Dio non è lontano, ma che continua a piantare la sua tenda tra gli uomini. Entriamo allora in questa dinamica missionaria: diventare annunciatori con la vita, del Dio vicino.

 

La trasfigurazione di Gesù sul Tabor

 

Come nel Battesimo, la parola Figlio risuona autorevole dalla nube della Trasfigurazione. Il Padre vuole a tutti i costi farci entrare nel suo disegno di amore, come ama il Figlio, così ama anche noi e ci chiama ad ascoltarlo e a lasciarci trasfigurare in lui. La nostra umanità sfigurata, deturpata, ha bisogno di ritrovare lo splendore originario, è in cammino verso la metamorfosi definitiva nella quale ritrovare la dignità di figli e figlie di Dio. Un cammino che passa dal monte della Croce verso il monte della gloria.

 

L'istituzione dell'Eucaristia

 

Il mondo ha fame di Dio e anche se afferma il contrario, non riesce a farne a meno. Ecco perché Gesù, la sera della cena, ha detto: “Questo è il mio corpo”, pane spezzato per amore, corpo donato per la vita di tutti e noi ci ostiniamo a nutrirci di ciò che non fa bene, di ciò che non serve alla vita. Il dono dell’Eucarestia è veramente il dono per eccellenza di un Dio che non ha paura di farsi mangiare e offre spontaneamente il suo sangue per noi. Ma attenzione, anche noi dobbiamo diventare Eucarestia, vite donate per amore, mani tese per liberare e non per condannare, cuori aperti per far vivere chi manca d’amore. Il dono di Gesù ci spinge a fare di tutta la nostra vita un dono.           

 


MISTERI DEL DOLORE 


Il Rosario non è una messa in scena per anime pie, il Rosario parla di vita, ma anche di morte, parla di gioia, ma anche di sofferenza, parla certo di amore, ma anche di dolore. Questi sono i misteri più difficili da digerire, quelli che urtano la nostra sensibilità di uomini e donne perbene. Entriamo nelle sofferenze dell’uomo Dio per cogliere la verità di un amore incredibile.

 

Gesù nell'orto degli ulivi

 

Arriva l’ora della prova, come per noi, come per ogni uomo è il momento della verità. Davanti alle difficoltà ci si scopre per ciò che si è, senza maschere e senza illusioni. Gesù sapeva di avere dei nemici e che nessuno sarebbe stato pronto a difenderlo, solo, si affida al Padre, disposto a compiere la sua volontà. Certamente un boccone amaro da ingoiare, “ma per quest’ora sono venuto” - dice Gesù. Impariamo anche noi a riconoscere l’ora della sofferenza nostra e degli altri, impariamo soprattutto il valore straordinario della sofferenza, cammino di redenzione e di salvezza.

 

Gesù flagellato alla colonna

 

Quante volte nel corso della storia si sono ripetute (e si ripetono ancora) quelle scene di violenze gratuite inflitte ad uomini e donne di tutti i tempi e di tutti i luoghi. Quanto sa essere crudele l’uomo accecato dall’odio o dall’ignoranza. Gesù è uno dei tanti uomini che soffrono ingiustamente. Ecco perché il Calvario è sempre attuale, la Croce non passa mai di moda, perché si continua a soffrire ingiustamente, a condannare, a flagellare, ad uccidere tanti poveri cristi, come il Cristo.

 

Gesù è coronato di spine

 

Come se si trattasse di un accessorio dell’orrore, la corona di spine definisce la regalità di Cristo. “Sei re?”, domanda indispettito Pilato. “Lo sono”, risponde Gesù. Ma certamente di un altro mondo, non di questo, dove spesso il valore si confonde con l’arroganza e la semplicità con la manipolazione. E noi sempre a caccia di corone, di palmares, di titoli ed attribuzioni per emergere ed imporsi sugli altri. Insegnaci a considerare le cose di questo mondo per il valore che hanno e rendici consapevoli della tua regalità

 

Gesù sale al Calvario portando la croce

 

Quei passi trascinati, quelle cadute rovinose, grida, spinte, insulti; sei veramente la nostra immagine, quella di tanti uomini e donne di oggi esausti della vita, schiacciati dal peso degli eventi ed ormai soli a tentare di resistere, a lottare fino allo stremo e spesso a soccombere senza speranza. Eppure ci insegni la necessità di portare la nostra croce quotidiana, ci insegni a lottare ed a resistere, ci insegni che oltre il limite c’è ancora la speranza perché la croce è l’albero della promessa che non delude. Portare la croce con te e sapere che in fondo è proprio la tua croce che ci porta.

 

Gesù muore in croce

 

Sei morto per darci la vita. Che dono stupendo la tua morte sulle Croce, ti sei spogliato di tutto ed ora non resta che quel tenue soffio languido che ormai lentamente si spegne. Tutto è compiuto! Ecco dove porta l’amore, al dono totale, al dono della vita, all’annientamento di tutto sé stessi, perché l’altro sia. Un amore folle quello di Dio per l’uomo. Per mezzo della tua morte ci fai rinascere e spalanchi le porte del tuo cuore infinito, perché ognuno possa trovare riparo all’ombra della tua misericordia.

 

 

MISTERI DELLA GLORIA


Il Rosario non è una favola a lieto fine dove i personaggi “vissero felici e contenti”. No! Il Rosario ci invita a contemplare un progetto che ci supera e che, nello stesso tempo, ci invita ad entrare in una logica nuova, la logica di Dio. La morte non ha mai l’ultima parola, Dio costruisce con pazienza il suo disegno, a noi diventare protagonisti e non spettatori, per scoprirne la bellezza e la ricchezza. I misteri della gloria sono l’ultimo atto di una storia meravigliosa nella quale siamo chiamati tutti a vivere.


Gesù risorge da morte

 

L’alba del terzo giorno si illumina di una luce nuova, il sole non serve più a diradare le ombre della notte, una luce sfolgorante s’irradia dal sepolcro vuoto. L’ultimo nemico ad essere sconfitto è la morte. La resurrezione di Cristo cambia il corso della storia e ci lancia con chiarezza verso un nuovo corso, quello della vita, quello dell’eternità. Come è difficile credere alla resurrezione quando si è invischiati nel marasma dei nostri limiti, del nostro quotidiano oscuro e crudele. La tomba vuota è la risposta eloquente alle miriadi di tombe nelle quali ci chiudiamo per paura o per necessità.

 

Gesù ascende al cielo

 

Missione compiuta! Gesù ha terminato il suo compito, ma è ben consapevole che l’essersi fatto uomo l’ha compromesso per sempre con la nostra storia. Torna dal Padre, ma non ci lascia orfani, è sempre con noi. Anzi, ce lo dice lui stesso: “Vado a prepararvi un posto”. Il mistero dell’Ascensione coincide con quello della missione, a noi affida il compito di continuare la sua opera, di portare avanti il suo progetto. A noi, di raccontare con la vita che amare è possibile, che sperare è necessario, che credere è la sola via d’uscita per vivere in pienezza.


La discesa dello Spirito Santo

 

Il vento impetuoso della Pentecoste scuote finalmente l’incertezza degli Apostoli. Ieri come oggi, lo Spirito deve scuotere la nostra chiesa dal suo torpore e lanciarla sulle strade della missione. Vento che ci liberi dai condizionamenti del passato, uragano che sradichi le nostre sicurezze umane, fuoco che bruci gli altari dei falsi dei che ci siamo costruiti nei secoli. Una chiesa missionaria capace di camminare con umiltà e empatia sulle strade dei poveri, degli ultimi, dei non credenti, del dialogo interreligioso, una chiesa libera sganciata dal carro del potere e dei soldi, capace di annunciare la libertà e l’amore. Vieni Spirito Santo.

 

L'assunzione di Maria al cielo

 

Anche per lei il compimento della sua avventura con Dio. Maria ritrova il suo posto in cielo, con suo Figlio, nella gioia del Padre. Dall’annunciazione all’assunzione, in ogni attimo della sua vita Maria è stata colei che ha saputo ascoltare il progetto di Dio, scorgere nella fede le linee curve di una storia singolare ed unica. Ora anche per lei tutto è compiuto, perché tutto è stato vissuto. Maria ti vediamo come la donna realizzata, come la donna compiuta, la donna del sì, la donna che custodisce nel suo cuore ogni attimo di questa splendida storia che Dio ha saputo architettare con te.


Maria, Regina del cielo e della terra e Madre della chiesa

 

Dopo tutto quello che hai vissuto, Maria, vogliamo vederti così bella e radiosa, non una regina dispotica e prevaricatrice, ma una donna semplice senza trucco e senza sofisticazioni. Una di noi, come quelle mamme forti e generose preoccupate della vita, non degli artifici o delle minuzie. Una donna vera, madre e sposa feconda, una donna esperta della vita e del dolore, una donna che sa riunire i suoi figli e che ama ciascuno così come vuol essere amato. Una donna sincera che con tenerezza ci insegna a vivere la vita seguendo l’esempio di suo figlio. Maria Madre di una chiesa in uscita, di una chiesa povera, che sa farsi compagna di viaggio come lo sei Tu.

 

Il Rosario ci rimanda automaticamente alla vita, la vita di tutti i giorni, con le sue tristezze ed angosce, con le sue gioie e sorrisi. Tutta la nostra vita è presa in conto nell’esperienza di Gesù e di sua Madre, nulla sfugge di ciò che è tipicamente umano dalla meditazione dei misteri di Cristo. Per questo il Rosario è il compendio di tutto il Vangelo e nello stesso tempo una grande preghiera missionaria. Come Gesù siamo inviati nel mondo per annunciare l’amore del Padre, come Gesù siamo mandati a curare le piaghe della nostra umanità. Come Gesù e sua Madre siamo testimoni del grande amore che Dio continua a manifestare per ciascuno. Pregando il Rosario lasciamo scaturire dal cuore la gioia di essere salvati.

 



 

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Messaggio Cristiano
CONFERENZA STAMPA DEL SANTO PADRE DURANTE IL VOLO DI RITORNO da SINGAPORE

13 settembre 2024

Matteo Bruni

Eccoci. Salve, Santità. Grazie per questi giorni – molti giorni – di viaggio. Grazie anche per averci fatto percepire di più la gioia della gente che la nostra stanchezza. E adesso ci sono un po’ di domande da parte dei giornalisti che hanno viaggiato con Lei. Le prime, come da tradizione.

Papa Francesco

Prima di tutto voglio ringraziare tutti voi per questo lavoro, per questa compagnia nel viaggio, che per me è molto importante. Poi, io vorrei congratularmi con la “decana”, perché Valentina Alazraki fa il 160° viaggio, con questo! Io non le dirò che deve andare in pensione, ma che continui così!

Bene, adesso fate le domande. E grazie tante!

Matteo Bruni

Bene. La prima domanda è di una giornalista che viene da Singapore, Santità: Pei Ting Wong (The Streits Times). Farà la domanda in inglese e la traduco per Lei.

Pei Ting Wong (The Streits Times)

Papa Francesco, sono felice che Lei stia bene e che stia tornando a Roma. Spero che abbia apprezzato la visita a Singapore e anche il cibo locale. Siamo freschi dell’esperienza di Singapore e possiamo partire da lì. In generale, cosa ha valorizzato maggiormente di Singapore: la cultura, la gente? È stato sorpreso da quello che ha visto? E cosa può imparare Singapore dagli altri tre Paesi che abbiamo visitato, in modo specifico mi riferisco al Suo messaggio riguardo a un compenso equo ai lavoratori migranti a basso reddito: cosa ha ispirato questo messaggio, quale il pensiero all’origine? E l’altra domanda – mi scusi, ne ho un’altra –: Lei ha detto che Singapore ha un ruolo molto speciale da svolgere in ambito internazionale. Cosa può fare Singapore in questo mondo di conflitti, e come il Vaticano, in quanto alleato diplomatico, può contribuire? Grazie.

Papa Francesco

Grazie a Lei. Prima di tutto, io non mi aspettavo di trovare Singapore così. Dicono che la chiamano la New York dell’Oriente: un Paese sviluppato, pulito, gente educata, la città con grattacieli grandi e anche una grande cultura interreligiosa. L’incontro interreligioso che ho avuto alla fine è stato un modello, un modello di fratellanza. Poi ho visto anche, già parlando dei migranti, i grattacieli per gli operai. I grattacieli lussuosi e gli altri sono ben fatti e puliti, e questo mi è piaciuto tanto. Io non ho sentito che ci sia una discriminazione, non ho sentito. Mi ha colpito la cultura. Con gli studenti, per esempio, l’ultimo giorno: sono rimasto colpito dalla cultura. Il ruolo internazionale: ho visto che la prossima settimana c’è una “Formula Uno”, credo… Il ruolo internazionale è di una capitale che attira le culture e questo è importante. È una grande capitale. Io non mi aspettavo di trovare una cosa del genere.

Pei Ting Wong

C’è l’altra domanda: Singapore può imparare dai tre Paesi – Papua Nuova Guinea, Indonesia e Timor Est?

Papa Francesco

Sai, sempre si può imparare qualcosa, perché ogni persona e ogni Paese ha una ricchezza diversa dall’altro. Per questo è importante la fratellanza nella comunicazione. Per esempio, se penso a Timor Est, una cosa è che lì ho visto tanti bambini, e a Singapore non ne ho visti tanti. È forse una cosa da imparare…

Pei Ting Wong

Sì, noi abbiamo un tasso di natalità basso.

Papa Francesco

Hanno paura? Qual è il vostro tasso di natalità?

Pei Ting Wong

Inferiore a 1,2%, più basso di quello del Giappone, per quanto ne sappia.

Papa Francesco

Il futuro sono i bambini! Pensate a questo. Grazie. Ah, un’altra cosa: voi, gli abitanti di Singapore, siete simpaticissimi. You smile, smile…

Matteo Bruni

La seconda domanda, Santità, è di Delfim De Oliveira, che è un giornalista di GMN TV di Timor Est. Lui farà la domanda in portoghese, ma noi abbiamo la traduzione della sua domanda.

Delfim De Oliveira, GMN TV (Grupo Média Nacional) di Timor Est

Santo Padre, muito obrigado por esta oportunidade. A sua mensagem no final da missa em Taci Tolu é o assunto mais discutido agora em Timor. O senhor utilizou o termo “crocodilos” para chamar a atenção dos timorenses em relação a presença de crocodilos em Timor. O que o Papa queria dizer com isso?

(Santo Padre, La ringrazio per questa opportunità. Il Suo messaggio finale nella Messa a Taci Tolu, è la notizia più diffusa adesso in Timor. Lei ha utilizzato l’espressione “coccodrilli” per attirare l’attenzione dei timoresi sulla presenza dei coccodrilli a Timor Est. Cosa intendeva dire con questo?)

Papa Francesco

Ho preso l’immagine dei coccodrilli che vengono sulla spiaggia. Timor Est ha una cultura semplice, familiare, gioiosa e ha una cultura di vita, ha tanti bambini, tanti, e io, quando parlavo di coccodrilli, parlavo delle idee che possono venire da fuori per rovinare questa armonia che voi avete. Ti dico una cosa: io sono rimasto innamorato di Timor Est! Un’altra cosa?...

Delfim De Oliveira, GMN TV (Grupo Média Nacional)

O povo timorense, a maioria em si são católicos e, neste momento, a presença de seitas é muito forte em Timor. A expressão do Papa: “crocodilos” refere-se também a presença de seitas em Timor?

(Il popolo timorese è a maggioranza cattolica; in questo momento, c’è una forte presenza di sette in Timor Est: l’espressione “coccodrilli” può essere stata riferita anche alle sette in Timor?)

Papa Francesco

Può darsi. Io non parlo di questo, non posso, ma può darsi. Perché tutte le religioni vanno rispettate, ma si fa una distinzione tra religione e setta. La religione è universale, qualsiasi religione; la setta è restrittiva, è un gruppetto che sempre ha un’altra intenzione. Grazie, e complimenti per il tuo Paese.

Matteo Bruni

La terza domanda è di Francisca Christy Rosana (Tempo Media Group), una giornalista dall’Indonesia, che – come sa – ha compiuto gli anni qualche giorno fa.

Francisca Christy Rosana (Tempo Media Group)

Thank you, Papa Francisco: I am Francisca from Tempo Magazine. I hope you had memorable moments in Indonesia, because people in Indonesia, not only Catholics, have been waiting for you for a long time. My questions are: we realized that in Indonesia the country is still struggling with its democracy. How do you see that and which is your message for us? And the last one: Papua and Indonesia have the same problem with Papua New Guinea, sometimes: investments in the mining sector is only for the oligarchs, and meanwhile local and indigenous people didn’t get the benefits at all. What do you think about that and what can be done? Thank you, Papa Francisco.

(Grazie, Papa Francesco: sono Francisca, di Tempo Magazine. Spero abbia avuto momenti indimenticabili in Indonesia, perché la gente nel Paese, e non soltanto i cattolici, L’aspettavano da tanto tempo. Le mie domande sono queste: ci siamo resi conto che il Paese ancora sta combattendo per la democrazia. Qual è la Sua impressione e quale il Suo messaggio per noi? E l’ultima domanda: Papua e Indonesia hanno lo stesso problema con Papua Nuova Guinea, a volte: gli investimenti nel settore minerario sono riservati agli oligarchi e nel frattempo la gente del posto e i nativi non usufruiscono dei benefici che derivano da questa attività. Cosa ne pensa, e cosa si può fare? Grazie, Papa Francesco)

Papa Francesco

Questo è un problema, direi, comune alle Nazioni in via di sviluppo. Per questo è importante quello che dice la dottrina sociale della Chiesa: che dev’esserci comunicazione tra i diversi settori della società. Lei ha detto che l’Indonesia è un Paese in via di sviluppo, e forse una delle cose che va sviluppata è precisamente questa: il rapporto sociale. Ma sono rimasto contento della visita al suo Paese. Molto bene, molto bello!

Matteo Bruni

Santità, la stampa della Papua Nuova Guinea ha seguito con grande interesse il Suo viaggio, però purtroppo non le è stato possibile avere un giornalista su questo volo. Allora colgo l’occasione io per chiederLe se c’è qualcosa che vuole raccontarci della Papua Nuova Guinea, in particolare anche di Vanimo, che è un posto dove mi sembra che Lei abbia voluto andare personalmente.

Papa Francesco

Mi è piaciuto il Paese, e ho visto un Paese in via di sviluppo forte. Poi ho voluto andare a Vanimo per trovare un gruppo di preti e suore argentini che lavorano lì, e ho visto un’organizzazione molto bella, molto bella! In tutti i Paesi l’arte è molto sviluppata: le danze, altre espressioni poetiche… Ma in Papua Nuova Guinea è impressionante, e a Vanimo impressiona lo sviluppo dell’arte. Questo mi ha colpito molto. I missionari che ho visitato sono nella foresta, vanno dentro la foresta a lavorare. Mi è piaciuto Vanimo, e il Paese pure. Grazie.

Matteo Bruni

Grazie a Lei, Santità. La prossima domanda viene da Stefania Falasca, che scrive anche per un sito internet in Cina (Tianou Zhiku).

Stefania Falasca (Tianou Zhiku)

Buona sera, Santo Padre. Purtroppo il cinese non lo parlo! Veniamo da Singapore che è un Paese con una popolazione a maggioranza cinese, ed è un modello di convivenza armoniosa e pacifica. E appunto sulla pace: volevo sapere che cosa ne pensa, vista la vicinanza anche con la Cina continentale, degli sforzi fatti dalla Cina per il raggiungimento di un cessate-il-fuoco nelle regioni sotto conflitto, come la Striscia di Gaza: a luglio è stata firmata a Pechino la “dichiarazione di Pechino” per porre fine alle divisioni tra i palestinesi. E poi, se ci sono spazi di collaborazione sulla pace tra la Cina e la Santa Sede. Un’ultima cosa: siamo a ridosso del rinnovo dell’accordo Cina-Santa Sede sulle nomine dei vescovi. Lei è soddisfatto o no dei risultati del dialogo, che sono stati finora ottenuti?

Papa Francesco

Prendo l’ultima: io sono contento dei dialoghi con la Cina, il risultato è buono, anche per la nomina dei vescovi si lavora con buona volontà. E per questo ho sentito la Segreteria di Stato, su come vanno le cose: io sono contento. L’altra cosa è la Cina: la Cina per me è una ilusión [un desiderio], nel senso che io vorrei visitare la Cina, perché è un grande Paese; io ammiro la Cina, rispetto la Cina. È un Paese con una cultura millenaria, una capacità di dialogo, di capirsi tra loro che va oltre i diversi sistemi di governo che ha avuto. Credo che la Cina sia una promessa e una speranza per la Chiesa. La collaborazione si può fare, e per i conflitti certamente. In questo momento, il cardinale Zuppi si muove in questo senso e ha rapporti anche con la Cina.

Matteo Bruni

Grazie Santità. La prossima domanda viene da Anna Matranga (CBS News), che conosce.

Anna Matranga (CBS News)

Buona sera, Santità. Lei ha sempre parlato in difesa della dignità della vita. In Timor Est, un Paese con una natalità molto alta, Lei ha detto che si sente pulsare ed esplodere la vita per i tanti bambini. In Singapore ha parlato in difesa dei lavoratori migranti. In vista delle prossime elezioni negli Stati Uniti vorrei chiederLe: che consiglio può dare a un elettore cattolico che deve decidere fra un candidato che è favorevole all’interruzione della gravidanza, e un altro che vorrebbe deportare 11 milioni di migranti?

Papa Francesco

Ambedue sono contro la vita, sia quello che butta via i migranti sia quello che uccide i bambini. Ambedue sono contro la vita. Non si può decidere, io non posso dire, non sono statunitense, non andrò a votare lì, ma sia chiaro: mandare via i migranti, non dare ai migranti capacità di lavorare, non dare ai migranti accoglienza è peccato, è grave. Nell’Antico Testamento c’è un ritornello: l’orfano, la vedova e lo straniero, cioè il migrante. Sono i tre che il popolo di Israele deve custodire. Chi non custodisce il migrante, manca, è un peccato, un peccato anche contro la vita di quella gente. Io sono stato a celebrare Messa alla frontiera, vicino alla diocesi di El Paso, e c’erano tante scarpe di migranti che sono finiti male, lì. Oggi c’è un flusso di migranti all’interno dell’America Centrale che tante volte vengono trattati come schiavi, perché si approfittano di questo. La migrazione è un diritto, un diritto che già nella Sacra Scrittura, nell’Antico Testamento c’era. Lo straniero, l’orfano e la vedova: non dimenticare questo. Questo è quello che io penso dei migranti. Poi, l’aborto. La scienza dice che al mese dal concepimento ci sono tutti gli organi di un essere umano, tutti. Fare un aborto è uccidere un essere umano. Ti piaccia la parola o non ti piaccia, ma è uccidere. Questo. La Chiesa non è chiusa perché non permette l’aborto: la Chiesa non permette l’aborto perché è uccidere, è un assassinio, è un assassinio. E su questo dobbiamo avere le cose chiare. Mandare via i migranti, non lasciarli sviluppare, non lasciare che abbiano la loro vita è una cosa brutta, è cattiveria. Mandare via un bambino dal seno della mamma è un assassinio, perché c’è vita. E in queste cose dobbiamo parlare chiaro. “No, ma, però…”. Niente “però”. Ambedue le cose sono chiare. L’orfano, lo straniero e la vedova: non dimenticare quello.

Anna Matranga (CBS News)

Possono esserci circostanze in cui sia moralmente ammissibile per un cattolico votare per un candidato che è favorevole all’interruzione della vita?

Papa Francesco

Nella morale politica, in genere si dice che non votare è brutto, non è buono: si deve votare. E si deve scegliere il male minore. Chi è il male minore, quella Signora o quel Signore? Non so, ognuno in coscienza pensi e faccia questo.

Matteo Bruni

Grazie, Santità. La prossima domanda è di Mimmo Muolo, di “Avvenire”.

Mimmo Muolo, Avvenire

Buonasera, Santità, e grazie per questi giorni. A nome dei giornalisti italiani vorrei chiederLe: c’è il pericolo che il conflitto di Gaza si estenda anche alla Cisgiordania e c’è stata un’esplosione, poche ore fa, che ha causato la morte di 18 persone, tra cui alcuni operatori Onu. Quali sono i suoi sentimenti in questo momento? E che cosa si sente di dire alle parti in guerra? C’è la possibilità eventualmente anche di una mediazione della Santa Sede per arrivare a un cessate-il-fuoco e all’auspicata pace? Grazie.

Papa Francesco

La Santa Sede lavora per questo. Vi dico una cosa: tutti i giorni chiamo a Gaza, tutti i giorni, la parrocchia di Gaza. Lì dentro, nella parrocchia e nel collegio, ci sono 600 persone: cristiani e musulmani, ma vivono come fratelli. Mi raccontano cose brutte, cose difficili. Io non posso qualificare se questa azione di guerra è troppo sanguinaria o no, ma per favore, quando si vedono i corpi di bambini uccisi, quando si vede che presumendo che ci siano lì alcuni dei guerriglieri, si bombarda una scuola: è brutto questo, è brutto! A volte si dice che è una guerra difensiva o no, ma alcune volte credo che sia una guerra troppo, troppo… E - mi scuso di dire questo – ma non trovo che si facciano i passi per fare la pace. Per esempio, a Verona, ho avuto un’esperienza molto bella: un ebreo, a cui era morta la moglie sotto un bombardamento, e uno di Gaza, a cui era morta la figlia, ambedue hanno parlato della pace, si sono abbracciati e hanno dato una testimonianza di fratellanza. Io dirò questo: è più importante la fratellanza che l’uccisione del fratello. Fratellanza, darsi la mano. Alla fine, chi vince la guerra troverà una grande sconfitta. La guerra sempre è una sconfitta, sempre, senza eccezioni. E questo non dobbiamo dimenticarlo. Per questo, tutto quello che si fa per la pace è importante. E inoltre voglio dire una cosa – questo è un po’ immischiarmi in politica ma voglio dirlo –: ringrazio tanto, tanto quello che fa il re della Giordania. È un uomo di pace e sta cercando di fare la pace, re Abdallah è un uomo bravo, buono.

Matteo Bruni

La prossima domanda è di Lisa Weiss, della televisione tedesca ARD.

Lisa Weiss, ARD

Santo Padre, grazie per questi giorni. Durante questo viaggio Lei ha parlato molto apertamente, in maniera molto diretta, dei problemi di ogni Paese, non soltanto delle sue bellezze. E proprio per questo ci siamo chiesti come mai non abbia parlato del problema che a Singapore esiste ancora la pena di morte.

Papa Francesco

È vero, sì, non mi è venuto in mente. Ma la pena di morte non funziona: lentamente dobbiamo cercare di eliminarla, lentamente. Tanti Paesi hanno la legge ma non eseguono la sentenza. Negli Stati Uniti è lo stesso per alcuni Stati. Ma la pena di morte va fermata. Non va, non va.

Matteo Bruni

La prossima domanda è di Simon Leplâtre di Le Monde.

Simon Leplâtre, Le Monde

Your Holiness, first thank you very much for this fascinating journey. In Timor-Leste you mentioned young victims of sexual abuse. We thought, of course, of Bishop Belo. In France we have a similar case, the Abbé Pierre, founder of the charity Emmaus, who was for several years elected the favourite personality of the French people. In both cases, their charisma made it harder to believe. I would like to ask: what did the Vatican know about the Abbé Pierre, and what can you tell the victims, and the general population who find it hard to believe that persons that did so many good deeds could also commit crimes? Speaking of France, we also would like to know: will you be in Paris for the reopening of Notre-Dame in December? Thank you very much.

(Santo Padre, in primo luogo grazie tante per questo viaggio affascinante. A Timor Est, ha parlato della giovani vittime di abusi sessuali. Naturalmente, ci è venuto in mente il vescovo Belo. In Francia abbiamo un casi simile, quello dell’Abbé Pierre, fondatore dell’associazione benefica Emmaus, per molti anni eletto personaggio preferito dai francesi. In ambedue i casi, il carisma di queste due persone ha reso molto più difficile credere a quanto accaduto. Vorrei chiederLe: cosa sapeva il Vaticano dell’Abbé Pierre, e cosa Lei potrebbe dire a tutte quelle persone che fanno fatica a credere che una persona che ha fatto tanto bene possa anche avere commesso dei crimini? Parlando invece della Francia, vorrei sapere: Lei sarà a Parigi in occasione della riapertura della cattedrale di Notre-Dame? Grazie tante.)

Papa Francesco

Rispondo prima all’ultima: non andrò a Parigi. Poi, la prima. Tu hai toccato un punto molto dolente, molto delicato. Gente buona, gente che fa il bene – hai nominato l’Abbé Pierre – che poi, con tanto bene che ha fatto, si vede che questa persona è un peccatore brutto. E questa è la nostra condizione umana. Non dobbiamo dire “copriamo, copriamo, perché non si veda”. I peccati pubblici sono pubblici e vanno condannati. Per esempio, l’Abbé Pierre è un uomo che ha fatto tanto bene, ma è anche un peccatore. E noi dobbiamo parlare chiaro su queste cose, non nascondere. Il lavoro contro gli abusi è una cosa che tutti noi dobbiamo fare: ma non solo contro gli abusi sessuali, contro ogni tipo di abuso: l’abuso sociale, l’abuso educativo, cambiare la mentalità alla gente, togliere la libertà… L’abuso è, a mio giudizio, è una cosa demoniaca, perché ogni tipo di abuso distrugge la dignità della persona, ogni tipo di abuso cerca di distruggere quello che tutti noi siamo: immagine di Dio. Io sono contento quando questi casi vengono fuori. E vi dirò una cosa, che forse ho detto un’altra volta: cinque anni fa, abbiamo fatto un incontro con i presidenti delle Conferenze episcopali sui casi di abusi sessuali e di altri abusi, e abbiamo avuto una statistica molto ben fatta, credo delle Nazioni Unite. Dal 42 al 46 per cento degli abusi si verificano in famiglia o nel quartiere… [interruzione] Per finire: l’abuso sessuale dei bambini, dei minorenni è un crimine, è una vergogna.

Matteo Bruni

Forse, per via delle indicazioni del comandante dell’aereo, dobbiamo sederci un attimo. Se Lei vuole riprendere, possiamo metterci qua. Forse possiamo intanto andare con un’altra domanda da parte di Elisabetta Piqué del quotidiano La Naciòn, che Lei conosce bene.

Elisabetta Piqué, La Naciòn

Prima di tutto, grazie per questo viaggio bellissimo ai confini del mondo: è stato il più lungo del Pontificato. E parlando di viaggi lunghi, tutti in questo viaggio, molti colleghi mi hanno domandato: “Ma si va in Argentina?”. Lei tante volte ha detto che magari a fine anno… Questa è la prima domanda: se andiamo in Argentina o no. E la seconda, sul Venezuela: come Lei sa, c’è una situazione drammatica; in questi giorni in cui Lei era in viaggio il presidente teoricamente eletto ha dovuto esiliarsi in Spagna. Che messaggio darebbe al popolo del Venezuela? Grazie.

Papa Francesco

Io non ho seguito la situazione del Venezuela, ma il messaggio che darei ai governanti è dialogare e fare la pace. Le dittature non servono e finiscono male, prima o dopo. Leggete la storia della Chiesa. Io direi che il governo e la gente facciano di tutto per trovare un cammino di pace, per il Venezuela. Non riesco a dare un’opinione politica perché non conosco i dettagli. So che i vescovi hanno parlato e il messaggio dei vescovi dev’essere più buono. E poi, se andrò in Argentina, è una cosa ancora non decisa. Io vorrei andare, è il mio popolo, vorrei andare; ma ancora non è decisa, perché ci sono diverse cose da risolvere prima. È tutto?

Elisabetta Piqué, La Naciòn

Del gruppo spagnolo: nel caso si andasse, potrebbe esserci uno scalo nelle Canarie?

Papa Francesco

Tu mi hai letto nel pensiero. Io penso un po’ a questo: andare nelle Canarie, perché lì ci sono le situazioni dei migranti che vengono dal mare, e vorrei essere vicino ai governanti e al popolo della Canarie. È così.

Matteo Bruni

Santità, forse possiamo fare un’ultima domanda prima di pranzo, da parte di un giornalista indonesiano, Bonifasius Josie Susilo Hardianto, di Kompas.Id

Bonifasius Josie Susilo Hardianto, Kompas.Id

Thank you, Father. Some Countries are starting to move away from their commitment to the Paris Agreement based on economic reasons, specially after the pandemic. Number of Countries are hesitant to transition to clean energy and less carbon. What does His Holiness think about the matters?

(Grazie, Santo Padre. Alcuni Paesi si stanno ritirando dal loro impegno preso con l’Accordo di Parigi, a causa di difficoltà economiche, soprattutto dopo la pandemia. Molti Paesi esitano ad affrontare la transizione verso un’energia pulita e meno basata su combustibili fossili. Cosa pensa di questa cosa?)

Papa Francesco

Penso che il problema climatico è grave, è molto grave. Dal momento di Parigi, che è stato il culmine, poi gli incontri climatici sono in discesa. Si parla si parla ma non si fa. Questa è la mia impressione. Su questo ho parlato nei due scritti, Laudato si’ e Laudate Deum.

Matteo Bruni

Intanto, ringraziamo, Santità…

Papa Francesco

Grazie a voi. Grazie. E avanti, coraggio. Speriamo che ci diano da mangiare, adesso!...

No, Una cosa a cui non avevo risposto…

Matteo Bruni

Per completare la risposta a Simon Leplâtre:

Papa Francesco

Cosa sapeva il Vaticano dell’Abbé Pierre. Non so quando il Vaticano è venuto a saperlo, non lo so. Non lo so perché io non ero qui e mai mi è venuta l’idea di fare una ricerca su questo. Ma certamente dopo la morte, sicuro; prima, non so.

Matteo Bruni

Grazie ancora, Santità, per questo chiarimento. Buona conclusione di viaggio.

Papa Francesco