Venerdì 19 Aprile 2024
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La Parola di Dio


Papa Francesco ... non fa che chiederci di pregare per Lui, perché sente il bisogno di sentirci uniti nell'amore fraterno ... sarà così anche tra noi del presente sito BENABE / ZOKWEZO e CONCORSO LETTERARIO!

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Udienza Generale, 17 Aprile 2024
  
MESSAGGIO URBI ET ORBI DEL SANTO PADRE FRANCESCO PASQUA 2024
 Loggia centrale della Basilica di San Pietro Domenica, 31 marzo 2024
  
SANTA MESSA DEL CRISMA
 Basilica di San Pietro - Giovedì Santo, 28 marzo 2024
  
Venerdì della III settimana di Pasqua
 At 9,1-20 Sal 116 Gv 6,52-59: La mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda
  
FESTA DELLA PRESENTAZIONE DEL SIGNORE - XXVIII GIORNATA MONDIALE DELLA VITA CONSACRATA
 Basilica di San Pietro - Venerdì, 2 febbraio 2024
  
DOMENICA DELLA PAROLA DI DIO
 Basilica di San Pietro - III Domenica del Tempo Ordinario, 21 gennaio 2024
  
SOLENNITÀ DEL NATALE DEL SIGNORE 2023
 MESSAGGIO URBI ET ORBI DEL SANTO PADRE FRANCESCO
  
SANTA MESSA CON I NUOVI CARDINALI E IL COLLEGIO CARDINALIZIO APERTURA DELL´ASSEMBLEA GENERALE ORDINARIA DEL SINODO DEI VESCOVI
 Piazza San Pietro, San Francesco d´Assisi - Mercoledì, 4 ottobre 2023
  
VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ FRANCESCO a MARSIGLIA
 per la conclusione dei "Rencontres Méditerranéennes" [22 - 23 SETTEMBRE 2023]
  
INCONTRO DI PREGHIERA PER LA PACE CON I LEADER CRISTIANI E DELLE RELIGIONI MONDIALI
 DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO Colosseo Martedì, 25 ottobre 2022
  
"LA SPERANZA SOTTO ASSEDIO"
 PAPA FRANCESCO A COLLOQUIO CON LORENA BIANCHETTI Speciale del Venerdì Santo, 15 Aprile 2O22
  
ATTO DI CONSACRAZIONE AL CUORE IMMACOLATO DI MARIA
  
Ave, o Maria
  
VIAGGIO DEL SANTO PADRE a CIPRO
 "GSP Stadium" a Nicosia, 3 dicembre 2021
  
Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell'Universo
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CELEBRAZIONE DELL´EUCARISTIA PER L'APERTURA DEL SINODO SULLA SINODALITÀ
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13 marzo. Francesco è Papa da 1O anni
  
SANTA MESSA, BENEDIZIONE E IMPOSIZIONE DELLE CENERI
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 Roma, presso San Giovanni in Laterano, 31 maggio 2020, Solennità di Pentecoste.
  
SANTA MESSA NELLA SOLENNITÀ DI PENTECOSTE
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 Basilica di San Pietro - Altare della Cattedra, 5 Aprile 2020
  
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Messaggio Cristiano
Udienza Generale, 17 Aprile 2024

Catechesi. I vizi e le virtù. 15. La temperanza

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Oggi parlerò della quarta e ultima virtù cardinale: la temperanza. Con le altre tre, questa virtù condivide una storia che risale molto indietro nel tempo e che non appartiene ai soli cristiani. Per i greci la pratica delle virtù aveva come obbiettivo la felicità. Il filosofo Aristotele scrive il suo più importante trattato di etica indirizzandolo al figlio Nicomaco, per istruirlo nell’arte del vivere. Perché tutti cerchiamo la felicità eppure così pochi la raggiungono? Questa è la domanda. Per rispondere ad essa Aristotele affronta il tema delle virtù, tra le quali ha uno spazio di rilievo la enkráteia, cioè la temperanza. Il termine greco significa letteralmente “potere su sé stessi”. La temperanza è un potere su sé stessi. Questa virtù è dunque la capacità di autodominio, l’arte di non farsi travolgere da passioni ribelli, di mettere ordine in quello che il Manzoni chiama il “guazzabuglio del cuore umano”.

Il Catechismo della Chiesa Cattolica ci dice che «la temperanza è la virtù morale che modera l’attrattiva dei piaceri e rende capaci di equilibrio nell’uso dei beni creati». «Essa – prosegue il Catechismo – assicura il dominio della volontà sugli istinti e mantiene i desideri entro i limiti dell’onestà. La persona temperante orienta al bene i propri appetiti sensibili, conserva una sana discrezione, e non segue il proprio istinto e la propria forza assecondando i desideri del proprio cuore» (n. 1809).

Dunque, la temperanza, come dice la parola italiana, è la virtù della giusta misura. In ogni situazione, si comporta con saggezza, perché le persone che agiscono mosse sempre dall’impeto o dall’esuberanza alla fine sono inaffidabili. Le persone senza temperanza sono sempre inaffidabili. In un mondo dove tanta gente si vanta di dire quello che pensa, la persona temperante preferisce invece pensare quello che dice. Capite la differenza? Non dire quello che mi viene in mente, così… No, pensare a quello che devo dire. Non fa promesse a vanvera, ma assume impegni nella misura in cui li può soddisfare.

Anche con i piaceri, la persona temperante agisce con giudizio. Il libero corso delle pulsioni e la totale licenza accordata ai piaceri, finiscono per ritorcersi contro noi stessi, facendoci precipitare in uno stato di noia. Quanta gente che ha voluto provare tutto con voracità si è ritrovata a perdere il gusto di ogni cosa! Meglio allora cercare la giusta misura: ad esempio, per apprezzare un buon vino, assaporarlo a piccoli sorsi è meglio che ingurgitarlo tutto d’un fiato. Tutti sappiamo questo.

La persona temperante sa pesare e dosare bene le parole. Pensa a quello che dice. Non permette che un momento di rabbia rovini relazioni e amicizie che poi solo con fatica potranno essere ricostruite. Specialmente nella vita famigliare, dove le inibizioni si abbassano, tutti corriamo il rischio di non tenere a freno tensioni, irritazioni, arrabbiature. C’è un tempo per parlare e un tempo per tacere, ma entrambi richiedono la giusta misura. E questo vale per tante cose, ad esempio lo stare con gli altri e lo stare da soli.

Se la persona temperante sa controllare la propria irascibilità, non per questo la vedremo perennemente con il volto pacifico e sorridente. Infatti, qualche volta è necessario indignarsi, ma sempre nella giusta maniera. Queste sono le parole: la giusta misura, la giusta maniera. Una parola di rimprovero a volte è più salutare rispetto a un silenzio acido e rancoroso. Il temperante sa che nulla è più scomodo del correggere un altro, ma sa anche che è necessario: altrimenti si offrirebbe libero campo al male. In certi casi, il temperante riesce a tenere insieme gli estremi: afferma i principi assoluti, rivendica i valori non negoziabili, ma sa anche comprendere le persone e dimostra empatia per esse. Dimostra empatia.

Il dono del temperante è dunque l’equilibrio, qualità tanto preziosa quanto rara. Tutto, infatti, nel nostro mondo spinge all’eccesso. Invece la temperanza si sposa bene con atteggiamenti evangelici quali la piccolezza, la discrezione, il nascondimento, la mitezza. Chi è temperante apprezza la stima degli altri, ma non ne fa l’unico criterio di ogni azione e di ogni parola. È sensibile, sa piangere e non se ne vergogna, ma non si piange addosso. Sconfitto, si rialza; vincitore, è capace di tornare alla vita nascosta di sempre. Non cerca gli applausi, ma sa di avere bisogno degli altri.

Fratelli e sorelle, non è vero che la temperanza rende grigi e privi di gioie. Anzi, fa gustare meglio i beni della vita: lo stare insieme a tavola, la tenerezza di certe amicizie, la confidenza con le persone sagge, lo stupore per le bellezze del creato. La felicità con la temperanza è letizia che fiorisce nel cuore di chi riconosce e dà valore a ciò che più conta nella vita. Preghiamo il Signore perché ci dia questo dono: il dono della maturità, della maturità dell’età, della maturità affettiva, della maturità sociale. Il dono della temperanza.

Papa Francesco