Venerdì 26 Dicembre 2025


Buon Natale!
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A tutto campo


Unioni civili, una legge che non avrebbe convinto don Camillo (e nemmeno Peppone)

DDL Cirinnà? No, grazie. Legiferare contro natura è come stabilire che il gallo per legge covi le uova della sua gallina, mentre questa fa, al suo posto "Chicchirichi!".

 

 

 

(Foto: Gennari / Agenzia SIR)

 

Rachele e Dimitar: «Siamo fidanzati dal 24 febbraio del 2013 (il 24 novembre prossimo festeggeremo i nostri primi 1000 giorni insieme). Io studio Ingegneria biomedica e lui è idraulico. Tra i progetti futuri c’è sicuramente il matrimonio e il nostro grande desiderio di creare una famiglia. Non appena terminerò gli studi, coroneremo questo sogno. Un progetto da realizzare nell’immediato è la partecipazione alla Giornata Mondiale dei Giovani a Cracovia, l’anno prossimo. Non vediamo l’ora di vivere questa esperienza con Papa Francesco e con i giovani di tutto il mondo, proprio nella terra di Giovanni Paolo II! Facciamo parte da diversi anni della Fraternità di Emmaus e da due anni siamo i volontari dello studio mobile di Radio Maria di Salerno. Dobbiamo molto a queste due realtà, perché ci aiutano a crescere e a camminare insieme sempre più uniti lungo i passi della fede».

 

La domanda dei fidanzati: In un’epoca di profondi cambiamenti, alcuni di certo non a favore della famiglia cristiana, quali esperienze di condivisione possiamo fare noi fidanzati che desideriamo seguire le sante orme della famiglia di Nazareth?

 

Aniello e Nunzia: «Siamo sposati da 16 anni, abbiamo due bambini di 10 e 7 anni. Senza vergogna confidiamo di essere arrivati al matrimonio casti, lo diciamo alle coppie che seguiamo nel percorso prematrimoniale. La nostra data del matrimonio è l’8 settembre una data mariana, perché consapevoli già dall’inizio che il matrimonio è indissolubile e l’uomo da solo non va lontano. Il primo figlio è arrivato quando Dio ce l’ha donato. Non avremmo violato le leggi della natura con fecondazioni eterologhe. In questo periodo avvertiamo la responsabilità genitoriale nel compito educativo e abbiamo deciso di impegnarci come rappresentanti dei genitori a scuola. Dopo la manifestazione in piazza San Giovanni del 21 giugno scorso, crediamo che la scuola non possa accettare da “suddita” le teorie gender.

 

La domanda dei genitori: La Chiesa non può non parlare, non può non ascoltare la voce delle famiglie. Per il compito educativo chiediamo ai padri sinodali di esprimere una sola e chiara voce, quella della Chiesa.

 

Francesca e MatteoFrancesca e Matteo: «Abbiamo scelto nomi di fantasia, perché non siamo ancora pronti a raccontare la nostra storia a volto scoperto. Siamo i genitori di un figlio straordinario. Quattro anni dopo aver avuto Cristina, che oggi ha 10 anni, è arrivato Emanuele. Sin dalla gravidanza abbiamo saputo che avrebbe avuto una disabilità, ma nonostante tutto abbiamo deciso di accogliere la vita. Per una sofferenza da parto, Emanuele ha avuto anche un  ritardo cognitivo. Ha imparato a camminare a 4 anni ed è quasi totalmente cieco. Per me e mio marito non è stato semplice, non lo è tutt’ora. La disabilità è doppia: quella del tuo bambino e quella relazionale, tra moglie e marito, tra genitori e gli altri figli, che si sentono traditi per le attenzioni sottratte.

 

La domanda dei genitori con un figlio straordinario: Noi chiediamo ai vescovi e ai cardinali di continuare a pregare sempre per la famiglia; ma interpelliamo la Chiesa ad avere attenzioni più specifiche per le famiglie che affrontano una disabilità. Perché non far riscoprire ai giovani la bellezza del volontariato ai ragazzi con handicap, sostenendo così tante mamme e tanti papà?

 

Giuseppe: «Ho 47 anni e due figli stupendi, Ciro ed Emanuele. Dal 2009 sono vedovo. Mia moglie è morta a soli 39 anni, dopo il secondo parto un’ecografia ha evidenziato un nodulo. Abbiamo scoperto che si trattava di Linfoma non Hodgkin. Dopo una prima fase molto difficile, tra i bambini piccoli da seguire e il vuoto che sentivo dentro, ho iniziato un cammino spirituale per vedovi. Un itinerario intenso in cui ho scoperto una vocazione nella vocazione. Da poco meno di un anno ho scelto di consegnare la mia vita a Dio. Tra i segni di consacrazione ricevuti, le fedi nuziali intrecciate con un giglio sopra, che simboleggia il mio abbandono fiducioso nelle mani del Signore».

 

La domanda del vedovo: La vedovanza è un tempo fecondo, in cui si può testimoniare che l’amore e la fedeltà continuano anche con la scomparsa del coniuge. Un vedovo meglio di altri può spiegare il significato del “per sempre”. A volte, però, i vedovi sono considerate soltanto persone più libere a cui riempire l’agenda di impegni parrocchiali. Come può la Chiesa valorizzare l’esperienza dei vedovi, che cercano di dare nuovo senso al tempo che vivono?

 

  


 

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Messaggio Cristiano
UDIENZA GENERALE, Piazza San Pietro, 17 Dicembre 2025

Udienza Generale del 17 dicembre 2025 - Ciclo di Catechesi – Giubileo 2025. Gesù Cristo nostra speranza. IV. La Risurrezione di Cristo e le sfide del mondo attuale. 8. La Pasqua come approdo del cuore inquieto

Saluto del Santo Padre ai malati in Aula Paolo VI prima dell’Udienza Generale

Buongiorno a tutti! Good morning! Welcome!

Faccio un breve saluto, una benedizione per ognuno di voi.

In questa giornata volevamo difendervi un po’ dagli elementi, dal freddo soprattutto... Non sta piovendo, però così forse state un po’ più comodi. Dopo potrete seguire l’Udienza sullo schermo, o se volete potete anche uscire, però approfittiamo di questo piccolo incontro un po’ più personale, così, per salutarvi, per offrirvi la benedizione del Signore, e anche un augurio. Siamo già vicino alla festa di Natale e vogliamo chiedere al Signore che la gioia di questo tempo di Natale vi accompagni tutti: le vostre famiglie, i vostri cari, e che siate sempre nelle mani del Signore con la fiducia, con l’amore che solo Dio ci può dare.

Do la benedizione a tutti adesso, poi passo a salutarvi.

Benedizione

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Cari fratelli e sorelle, buongiorno e benvenuti!

La vita umana è caratterizzata da un movimento costante che ci spinge a fare, ad agire. Oggi si richiede ovunque rapidità nel conseguire risultati ottimali negli ambiti più svariati. In che modo la risurrezione di Gesù illumina questo tratto della nostra esperienza? Quando parteciperemo alla sua vittoria sulla morte, ci riposeremo? La fede ci dice: sì, riposeremo. Non saremo inattivi, ma entreremo nel riposo di Dio, che è pace e gioia. Ebbene, dobbiamo solo aspettare, o questo ci può cambiare fin da ora?

Siamo assorbiti da tante attività che non sempre ci rendono soddisfatti. Molte delle nostre azioni hanno a che fare con cose pratiche, concrete. Dobbiamo assumerci la responsabilità di tanti impegni, risolvere problemi, affrontare fatiche. Anche Gesù si è coinvolto con le persone e con la vita, non risparmiandosi, anzi donandosi fino alla fine. Eppure, percepiamo spesso quanto il troppo fare, invece di darci pienezza, diventi un vortice che ci stordisce, ci toglie serenità, ci impedisce di vivere al meglio ciò che è davvero importante per la nostra vita. Ci sentiamo allora stanchi, insoddisfatti: il tempo pare disperdersi in mille cose pratiche che però non risolvono il significato ultimo della nostra esistenza. A volte, alla fine di giornate piene di attività, ci sentiamo vuoti. Perché? Perché noi non siamo macchine, abbiamo un “cuore”, anzi, possiamo dire, siamo un cuore.

Il cuore è il simbolo di tutta la nostra umanità, sintesi di pensieri, sentimenti e desideri, il centro invisibile delle nostre persone. L’evangelista Matteo ci invita a riflettere sull’importanza del cuore, nel riportare questa bellissima frase di Gesù: «Là dov’è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore» (Mt 6,21).

È dunque nel cuore che si conserva il vero tesoro, non nelle casseforti della terra, non nei grandi investimenti finanziari, mai come oggi impazziti e ingiustamente concentrati, idolatrati al sanguinoso prezzo di milioni di vite umane e della devastazione della creazione di Dio.

È importante riflettere su questi aspetti, perché nei numerosi impegni che di continuo affrontiamo, sempre più affiora il rischio della dispersione, talvolta della disperazione, della mancanza di significato, persino in persone apparentemente di successo. Invece, leggere la vita nel segno della Pasqua, guardarla con Gesù Risorto, significa trovare l’accesso all’essenza della persona umana, al nostro cuore: cor inquietum. Con questo aggettivo “inquieto”, Sant’Agostino ci fa comprendere lo slancio dell’essere umano proteso al suo pieno compimento. La frase integrale rimanda all’inizio delle Confessioni, dove Agostino scrive: «Signore, ci hai fatti per te e il nostro cuore è inquieto, finché non riposa in te» (I, 1,1).

L’inquietudine è il segno che il nostro cuore non si muove a caso, in modo disordinato, senza un fine o una meta, ma è orientato alla sua destinazione ultima, quella del “ritorno a casa”. E l’approdo autentico del cuore non consiste nel possesso dei beni di questo mondo, ma nel conseguire ciò che può colmarlo pienamente, ovvero l’amore di Dio, o meglio, Dio Amore. Questo tesoro, però, lo si trova solo amando il prossimo che si incontra lungo il cammino: i fratelli e le sorelle in carne e ossa, la cui presenza sollecita e interroga il nostro cuore, chiamandolo ad aprirsi e a donarsi. Il prossimo ti chiede di rallentare, di guardarlo negli occhi, a volte di cambiare programma, forse anche di cambiare direzione.

Carissimi, ecco il segreto del movimento del cuore umano: tornare alla sorgente del suo essere, godere della gioia che non viene meno, che non delude. Nessuno può vivere senza un significato che vada oltre il contingente, oltre ciò che passa. Il cuore umano non può vivere senza sperare, senza sapere di essere fatto per la pienezza, non per la mancanza.

Gesù Cristo, con la sua Incarnazione, Passione, Morte e Risurrezione ha dato fondamento solido a questa speranza. Il cuore inquieto non sarà deluso, se entra nel dinamismo dell’amore per cui è creato. L’approdo è certo, la vita ha vinto e in Cristo continuerà a vincere in ogni morte del quotidiano. Questa è la speranza cristiana: benediciamo e ringraziamo sempre il Signore che ce l’ha donata!

LEONE XIV