Sabato 27 Luglio 2024
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Le mie riflessioni


Il dono ... suggello d'amore

"L´amore è la più potente forza del mondo: scatena, attorno a chi lo vive, la pacifica rivoluzione cristiana" CL

Sperimentare la tenerezza significa “sentirsi amati e accolti proprio nella nostra povertà e nella nostra miseria”. Vuol dire “essere trasformati dall’amore di Dio”. La tenerezza è qualcosa di più grande della logica del mondo. È un modo inaspettato di fare giustizia. Ecco perché non dobbiamo mai dimenticare che Dio non è spaventato dai nostri peccati: mettiamoci questo bene nella testa. Dio non si spaventa dei nostri peccati, è più grande dei nostri peccati: è padre, è amore, è tenero.

vatican.va - Papa Francesco - Udienza Generale - 19.01.2022

 

Dio ci vede sempre nuovi. Il suo sguardo di bontà ci vede per il bene che possiamo fare, prima di giudicarci per il male che abbiamo fatto.

Conosce il nostro cuore e ci dà l’ispirazione per fare il bene.

Ecco perché Dio crede in noi e ci dà ogni giorno nuove possibilità.

Guarda il nostro ricominciare e non le nostre cadute.

Ci vede attraverso il prisma dell’amore, che rifrange la sua luce attraverso di noi per raggiungere gli altri.

Per questo motivo, dobbiamo agire allo stesso modo verso i nostri fratelli e sorelle.

Dobbiamo guardare a ciascuno di loro con bontà, senza riserve, senza alcun residuo degli errori commessi.

Credendo che siano capaci, proprio come noi, di ricominciare.

Apolonio Carvalho Nascimento

 

 

Uomini e donne con il fuoco dentro.


       Forse voi vi domanderete perché la terra non è ancora diventata un gelido deserto, un pianeta morto.
      Forse vi domanderete come sia possibile con tutto quello che succede, con tutto quello che si dice, con tutto quello che si teme, che ancora i figli degli uomini continuano a vivere e dare alla luce dei bambini e ci sia persino qualcuno, che sulla terra, canta, danza e fa festa. 
       La ragione per cui l’umanità continua ad essere viva invece che scomparire totalmente è il fatto che esiste gente che ha il fuoco dentro, uomini e donne che hanno dentro il fuoco e percorrono la terra regalando luce, calore e gioia.
      Uomini e donne con il fuoco dentro decidono presto e non inducono ai ripensamenti. Il fuoco acceso in loro è ardore che li persuade a consumarsi, non si bloccano nell'incertezza, non dicono “ti seguirò prima però... ti seguirò promettimi però di avere anche altri legami e altri irrinunciabili punti di riferimento”.
        Non stanno a calcolare quanto costi lasciarsi divorare dal fuoco che arde dentro. Hanno come la persuasione che solo così vale la pena di vivere, consumandosi per fare luce.
       Uomini e donne col fuoco dentro hanno una riserva inesauribile di fiducia e di gioia, non si lasciano prendere dalla tristezza, non si lasciano abbattere dalle avversità, non si ripiegano a lamentarsi dei torti e delle incomprensioni, delle critiche e delle resistenze, hanno un fuoco dentro che li rende ardenti, lieti.
        A qualcuno sembrano ingenui ma in verità sono più saggi e lungimiranti di quelli che li criticano stando seduti nella comodità del qualunquismo e nella pigrizia rinunciataria.
        A volte sembrano dei sognatori temerari che non vedono le difficoltà e i pericoli delle loro imprese, ma in verità sono più realisti e concreti di quelli che calcolano e diffidano. Sono infatti persuaso che quello che rende la vita degna di essere vissuta è che diventi un dono senza risparmio, che sia tutta avvolta da un amore che la faccia risplendere, tutta consegnata per una missione. 
      Uomini e donne con il fuoco dentro sono contagiosi, aggregano persone e risorse, trasmettono qualche cosa che è come una vocazione, una chiamata ad ardere dello stesso fuoco, a dedicarsi alla stessa missione.
      Se c’è qualche cosa che li addolora è di vedere gente spenta, che vive senza amare la vita, che vive senza essere viva, che vive la vita come un rassegnato tirare avanti, senza una speranza da coltivare, senza una missione da compiere. 

Loro hanno il fuoco dentro e si consumano per accendere chi è spento.
Gli uomini e le donne con il fuoco dentro vivono di fede, non di calcoli.

           Vivono di fede come se avessero una visione luminosa di quello che gli occhi degli increduli non sanno vedere.
         Vivono di fede come se avessero ricevuto confidenze più persuasive delle dimostrazioni. Vivono di fede come se avessero un interlocutore per cui vale la pena di lasciare tutto per seguirlo, anche senza sapere bene dove ci vuole condurre.
         Vivono di fede e stanno in piedi, non si vendono a nessun padrone, non adorano nessun idolo, non si inchinano a nessuna potenza mondana. Costruiscono la loro vita sul fondamento di ciò che si spera e sulla fede che è prova di ciò che non si vede.
        Ho conosciuto uomini e donne con il fuoco dentro e la loro vita, la loro testimonianza, non è una stranezza nella storia del mondo, è invece una provocazione, e per chi li ha conosciuti una responsabilità, un invito a lasciarsi contagiare.

Come si può, infatti, avvicinarsi al fuoco senza bruciare? 


In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Sono venuto a portare il fuoco sulla terra;
 e come vorrei che fosse già acceso!

(Vangelo di Luca 12, 49)

L'amore è fiamma che arde accompagnata dal desiderio di ardere di più,
simile in ciò alla fiamma del fuoco naturale

( Cantico Spirituale B - S.Giovanni della Croce)

Amare concretamente

[…] Questo amore poi non è fatto solo di parole o di sentimenti, è concreto. Esige che ci si faccia uno con gli altri, che si viva, in certo modo, l'altro nelle sue sofferenze e nelle sue gioie per capirlo per poterlo servire e aiutare concretamente, efficacemente.

Chiara Lubich

 

"Amare l’altro per primo"!

Per amare, il cristiano deve fare come Dio: non attendersi di essere amato, ma amare «per primo». E poiché non può fare questo verso Dio, perché Dio ama sempre per primo, il cristiano lo attua con il prossimo.

C.L.

 

*RISPETTARE IL CREATO*

Tutta la creazione merita la nostra attenzione e cura, per la sua protezione e miglioramento.
Noi siamo parte di essa e non possiamo ferirla senza ferirci. Allo stesso modo, tutto il bene che le facciamo ricade su di noi.
Attraverso la creazione ci rapportiamo con il Creatore. Sin dall'infinitamente immenso e sconosciuto all'infinitamente piccolo e impercettibile: in tutto sta la sua gloria, contemplata da tutti ma raggiungibile solo da chi penetra nei suoi misteri con rispetto e venerazione.
Possiamo beneficiare di tutti i suoi doni gratuitamente ma non possiamo impadronirci di niente perché da essa siamo venuti e ad essa ritorneremo. E questa è una verità che tutti noi conosciamo.

Apolonio Carvalho Nascimento

 

L'umiltà deve essere la nostra maestra, in modo che non ci poniamo come maestri degli altri.
Quando facciamo le cose per amore, con l'intenzione di servire gli altri, anche se si tratta d'insegnamento di competenze specializzate, continuiamo a vivere e a testimoniare l'umiltà, perché chi ama non è orgoglioso. L'aiuto che diamo ai bisognosi ha il suo valore misurato in base all'umiltà.
Infatti, anche se distribuissi tutti i miei beni per aiutare i bisognosi, anche se dessi il mio corpo alle fiamme, se non avessi l'amore, tutto ciò sarebbe inutile. (Cf 1Cor 13,3)
Il vero amore ci rende umili.

 

Cerchiamo di riprodurre nei nostri cuori il riflesso dell’amore di Dio, perché solo l’amore reciproco è in grado di creare uno spirito di famiglia in tutti gli ambienti in cui viviamo.

ove già esiste, cerchiamo di rafforzare e ravvivare la fiamma dell’amore; dove non esiste, cerchiamo di portare l’atmosfera di famiglia vivendo la frase di Giovanni della Croce: “Dove non c’è amore, metti amore e troverai amore”.

Ogni amore emana da Dio, che è carità suprema. Ma Lui ci ha resi capaci di amare a sua somiglianza. Non saremo mai perfetti, ma possiamo essere un riflesso del Suo amore e andare nel mondo creando ovunque uno spirito di famiglia.

 

Chiunque voglia davvero il bene dell’altro, fa di tutto perché quel bene accada. Non lo dice solo con le parole, ma con gesti concreti.

Per il bene dell’altro, io aiuto, consiglio, oriento, insegno, correggo e, soprattutto, do l’esempio.

Perché accada il bene dell’altro, io prego per lui, mi sacrifico, rinuncio ai miei attaccamenti, mi “faccio uno” con lui in tutto tranne nel peccato, perché devo essere una testimonianza coerente per lui.

L’altro non è anonimo, non è un concetto, è una persona. È colui che si trova accanto a me nel momento presente, che incrocia il mio cammino per la strada, nel traffico, al supermercato. É il vicino della porta accanto, il capo, il subalterno. Sono tutte le persone che incontro. Desiderare il bene di tutti e di ciascuno in particolare.

Volere per l’altro il bene che desidero per me stesso.

Apolonio Carvalho Nascimento

 

Per vivere la parola dobbiamo lasciarci amare da Dio.

Infatti il primo posto nel Vangelo non spetta alla morale, ma alla fede, che è una storia d’amore con Dio, uno stringersi a Lui come un bambino si stringe al petto della mamma e non la lascia andare, perché ha sperimentato che è lì la sua vita.

Ecco le parole di Gesù: “Se uno mi ama, osserverà le mie parole e il Padre mio lo amerà, noi verremo a lui e faremo dimora presso di lui”: ed ecco la storia d’amore!

Perché vivere la Parola non si riduce a osservare dei comandamenti, ma è vita di Dio che germoglia in continuazione; vita che crea, genera, apre cuori, orizzonti e illumina passi e cammini.

Infatti ogni parola vissuta è effusione dello Spirito, fuoco che brucia, vento che non si ferma mai, ardore che si rinnova.

Con certezza tutti per lo meno qualche volta ne abbiamo fatto l’esperienza.

Nell’incanto della Parola vissuta, ci siamo riscoperti pieni di pace, di gioia e di luce che, anche senza accorgercene, abbiamo irradiato intorno a noi.

Ancora, un’altra esperienza concreta di chi vive la Parola è riscoprirsi una persona sorridente, libera e spensierata: sembra che non ci si accorga del tempo che passa.

E non è per caso; infatti la Parola ci immerge nell’eternità.

E così la storia d’amore continua!

 

Dare coraggio

Come la gioia e la serenità, anche il coraggio è contagioso e chi ha la grazia di avere per amico un coraggioso, mai sarà sopraffatto dai momenti difficili e dalle difficoltà.

Perché il coraggioso non si arrende mai, convinto che di solito è l’ultima chiave del mazzo che apre la porta.

L’essere coraggioso e quindi incoraggiare gli altri diventa così un vero atto di fede, perché è un credere profondamente che siamo nelle mani di Dio.

Come dice il Deuteronomio: “Il Signore stesso cammina davanti te; Egli sarà con te, non ti lascerà e non ti abbandonerà; non temere e non perderti d’animo” (31,8).

Tutto infatti è nelle mani di Dio.

Così niente può impedire al sole di sorgere di nuovo, neppure la notte più scura, perché oltre la nera cortina della notte c’è sempre un’alba che ci aspetta.

È per questo che qualunque cosa pensiamo di fare o qualunque sogno che sogniamo di realizzare, dobbiamo sempre iniziarlo con serenità, perché è l’audacia degli inizi che fa nascere in noi genialità e forza e che fa crescere il nostro essere coraggiosi ed insieme il dare coraggio agli altri.

Buddha ha veramente dei momenti di grande saggezza: “Gli sciocchi aspettano il giorno fortunato, ma ogni giorno è fortunato per chi ha coraggio e si da da fare”.

Il coraggio infatti lo si trova e lo si fa crescere quando ci si mette a cammino; basta dare un piccolo raggio di speranza per incoraggiare gli altri a provarci ancora; a dissetarsi di coraggio non lasciandosi morire di sete.

Ricordate Gesù Risorto che appare a Pietro e agli apostoli che erano andati a pescare e che non avevano preso niente tutta la notte. Ma al suo invito: “Provateci di muovo”, col coraggio della fede: “...non riuscivano più a tirare su le reti per la grande quantità di pesci”.

Guardate; è proprio così.

Le delusioni fanno parte della vita; anzi hanno un grande vantaggio, perché ricordandoci che siamo umani, il non lasciarci abbattere diventa la spinta decisiva per raggiungere gli orizzonti che stiamo sognando.

Soprattutto perché la fede ci dice che non contiamo sulle nostre deboli forze, ma sulla presenza di Qualcuno che cammina sempre con noi in varie forme, e sempre ci invita a... provarci di nuovo.

Ed è questo nostro vivere di coraggio, la spinta più grande per dare coraggio anche agli altri, perché quando vedono che noi ci proviamo sempre di nuovo, anche loro lo faranno.

Veramente coraggio chiama coraggio, come fede chiama fede, come amore chiama amore.

Don Nino Carta

 

“Tante volte molti pensieri ci tormentano considerando ciò che potrà avvenire... Ma «a ciascun giorno basta la sua pena» (Mt 6, 34): domani si volta pagina per la pena di domani! E non c’è mai motivo di turbarci, perché tutto è nelle mani di Dio ed Egli non permetterà che si compia nient’altro che la sua volontà, che è sempre per il nostro bene”.

(Chiara Lubich)

 

*NUTRIRE LA NOSTRA FEDE*

Gesù ha vinto la morte ed è risorto. Ciò dovrebbe bastarci per alimentare la nostra fede, ma noi continuiamo a chiedere altri segni a Dio affinché crediamo. Se qualcuno vive nell'attesa di segni ancora più prodigiosi della resurrezione, costui è morto nella fede.

Il prodigio più grande Dio lo ha già realizzato; adesso tocca a noi: cambiare dalla morte alla vita!
La fede salva, ma si nutre vivendo l'amore a imitazione di Gesù. Cerchiamo di vivere l'amore in modo tale che non ci sia spazio per il rimpianto di non aver amato abbastanza.

 

“Vorrei testimoniare al mondo che Gesù abbandonato ha riempito ogni vuoto, ha illuminato ogni tenebra, ha accompagnato ogni solitudine, ha annullato ogni dolore, ha cancellato ogni peccato”.

(Chiara Lubich)

 

*GUARDARE L'ALTRO CON OCCHI NUOVI*

Per guardare l'altro con occhi nuovi è necessario che io sia sempre rivestito di misericordia, e solo Dio, che è misericordia infinita, mi può dare questa grazia. Posso essere influenzato dall'apparenza, da un giudizio affrettato. Solo un amore misericordioso mi rende capace di vedere l'altro uguale a me, fallibile, vulnerabile e quindi, degno del mio perdono. Se sostituisco giudizio e condanna con amore e misericordia, avrò incoraggiato l'altro a ricominciare senza commettere più gli stessi errori. Che in questa giornata io riesca ad essere un riflesso della misericordia di Dio per guardare ogni persona che mi passi accanto con occhi nuovi.

Apolonio Carvalho Nascimento

 

"Avere fiducia in Dio"!

Certamente noi crediamo, o perlomeno diciamo di voler credere, all’amore di Dio. Tante volte, però […] la nostra fede non è così coraggiosa come dovrebbe essere. […] nei momenti della prova, come nelle malattie o nelle tentazioni. È molto facile che ci facciamo assalire dal dubbio:Ma è proprio vero che Dio mi ama?».

E invece no: non dobbiamo dubitare. Dobbiamo abbandonarci fiduciosamente, senza alcuna riserva, all’amore del Padre.

Dobbiamo superare il buio e il vuoto che possiamo provare abbracciando bene la croce. E buttarci poi ad amare Dio compiendo la sua volontà e ad amare il prossimo.

Se così faremo, sperimenteremo assieme a Gesù la forza e la gioia della risurrezione. Toccheremo con mano quanto sia vero che, per chi crede e si abbandona al suo amore, tutto si trasforma: il negativo diventa positivo; la morte diventa sorgente di vita e dalle tenebre vedremo spuntare una meravigliosa luce».

Chiara Lubich

 

“Soprattutto conservate tra voi una grande carità.” (1Pt 4,8)

Ciò significa che prima di qualunque attività, prima di qualsiasi decisione da prendere, ci deve essere l’amore tra noi, in caso contrario saremo fuori da questa regola.

Questo vale per tutti: in famiglia, tra amici oppure nell’ambiente di lavoro. Se mettiamo l’amore al primo posto tutto si risolve nel migliore dei modi.

Questo è un principio evangelico ma esso si trova anche in altre religioni.

L’amore è nel nostro DNA e metterlo in pratica ci fa vivere il nostro progetto originario come esseri umani, cioè, la nostra somiglianza col nostro Creatore e con Gesù risorto.

Apolonio Carvalho Nascimento

 



 

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Messaggio Cristiano
UDIENZA GENERALE, 26 Giugno 2024


Catechesi in occasione della Giornata mondiale contro l’abuso e il traffico illecito di droga

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Oggi si celebra la Giornata Mondiale contro l’abuso e il traffico illecito di droga, istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 1987. Il tema di quest’anno è Le prove sono chiare: bisogna investire nella prevenzione.

San Giovanni Paolo II ha affermato che «l’abuso di droga impoverisce ogni comunità in cui è presente. Diminuisce la forza umana e la fibra morale. Mina i valori stimati. Distrugge la voglia di vivere e di contribuire a una società migliore». [1] Questo fa l’abuso di droga e l’uso di droga. Ricordiamo però, al tempo stesso, che ogni tossicodipendente «porta con sé una storia personale diversa, che deve essere ascoltata, compresa, amata e, per quanto possibile, guarita e purificata. [...] Continuano ad avere, più che mai, una dignità, in quanto persone che sono figli di Dio». [2] Tutti hanno una dignità.

Non possiamo tuttavia ignorare le intenzioni e le azioni malvagie degli spacciatori e dei trafficanti di droga. Sono degli assassini! Papa Benedetto XVI usò parole severe durante una visita a una comunità terapeutica: «Dico ai trafficanti di droga che riflettano sul male che stanno facendo a una moltitudine di giovani e di adulti di tutti gli strati sociali: Dio chiederà loro conto di ciò che hanno fatto. La dignità umana non può essere calpestata in questo modo». [3] E la droga calpesta la dignità umana.

Una riduzione della dipendenza dalle droghe non si ottiene liberalizzandone il consumo – questa è una fantasia –, come è stato proposto, o già attuato, in alcuni Paesi. Si liberalizza e si consuma di più. Avendo conosciuto tante storie tragiche di tossicodipendenti e delle loro famiglie, sono convinto che è moralmente doveroso porre fine alla produzione e al traffico di queste sostanze pericolose. Quanti trafficanti di morte ci sono – perché i trafficanti di droga sono trafficanti di morte –, spinti dalla logica del potere e del denaro ad ogni costo! E questa piaga, che produce violenza e semina sofferenza e morte, esige dalla società nel suo complesso un atto di coraggio.

La produzione e il traffico di droga hanno un impatto distruttivo anche sulla nostra casa comune. Ad esempio, questo è diventato sempre più evidente nel bacino amazzonico.

Un’altra via prioritaria per contrastare l’abuso e il traffico di droghe è quella della prevenzione, che si fa promuovendo maggiore giustizia, educando i giovani ai valori che costruiscono la vita personale e comunitaria, accompagnando chi è in difficoltà e dando speranza nel futuro.

Nei miei viaggi in diverse diocesi e vari Paesi, ho potuto visitare diverse comunità di recupero ispirate dal Vangelo. Esse sono una testimonianza forte e piena di speranza dell’impegno di preti, consacrati e laici di mettere in pratica la parabola del Buon Samaritano. Così pure sono confortato dagli sforzi intrapresi da varie Conferenze episcopali per promuovere legislazioni e politiche giuste riguardo al trattamento delle persone dipendenti dall’uso di droghe e alla prevenzione per fermare questo flagello.

A titolo di esempio, segnalo la rete de La Pastoral Latinoamericana de Acompañamiento y Prevençión de Adicciones (PLAPA). Lo statuto di questa rete riconosce che «la dipendenza da alcol, da sostanze psicoattive e altre forme di dipendenza (pornografia, nuove tecnologie ecc.) … è un problema che ci colpisce indistintamente, al di là delle differenze geografiche, sociali, culturali, religiose e di età. Nonostante le differenze, ... vogliamo organizzarci come una comunità: condividere le esperienze, l’entusiasmo, le difficoltà». [4]

Menziono inoltre i Vescovi dell’Africa Australe, che nel novembre 2023 hanno convocato una riunione sul tema “ Dare potere ai giovani come agenti di pace e speranza”. I rappresentanti dei giovani presenti all’incontro hanno riconosciuto quell’assemblea come una «pietra miliare significativa orientata verso una gioventù sana e attiva in tutta la regione». Hanno inoltre promesso: «Accettiamo il ruolo di ambasciatori e sostenitori della lotta contro l’uso di sostanze stupefacenti. Chiediamo a tutti i giovani di essere sempre empatici gli uni con gli altri». [5]

Cari fratelli e sorelle, di fronte alla tragica situazione della tossicodipendenza di milioni di persone in tutto il mondo, di fronte allo scandalo della produzione e del traffico illecito di tali droghe, «non possiamo essere indifferenti. Il Signore Gesù si è fermato, si è fatto vicino, ha curato le piaghe. Sullo stile della sua prossimità, siamo chiamati anche noi ad agire, a fermarci davanti alle situazioni di fragilità e di dolore, a saper ascoltare il grido della solitudine e dell’angoscia, a chinarci per sollevare e riportare a nuova vita coloro che cadono nella schiavitù della droga». [6] E preghiamo per quei criminali che danno la droga ai giovani: sono criminali, sono assassini! Preghiamo per la loro conversione.

In questa Giornata Mondiale contro la droga, come cristiani e comunità ecclesiali rinnoviamo il nostro impegno di preghiera e di lavoro contro la droga. Grazie!

Papa Francesco