Giovedì 18 Aprile 2024
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Don Giuseppe Berardino

Guidonia

Don Giuseppe Berardino

 

Grande partecipazione di tutta la comunità parrocchiale ai funerali di don Giuseppe Berardino, presieduti dal cardinale Agostino Vallini a Santa Maria a Setteville di Guidonia.

 

La vicenda del 51enne sacerdote, malato di Sla, aveva commosso il mondo appena due settimane fa, quando papa Francesco aveva visitato la parrocchia.

In quell’occasione il Santo Padre aveva avuto un colloquio privato con lo sfortunato presbitero, dicendogli: “Giuseppe, sono il tuo vescovo. Sono venuto per dirti che il Signore ti è molto, molto vicino”.

 

Inviato alla cerimonia funebre, in rappresentanza del Vescovo di Roma, il cardinale Vallini è stato il primo ad informare Francesco del decesso del sacerdote e il Papa si è detto contento di averlo potuto visitare di persona e ha pregato il vicario di portare la sua benedizione alla parrocchia di Setteville di Guidonia.

 

Nell’omelia, Vallini ha ricordato don Berardino come un testimone esemplare del Vangelo, che ha voluto vivere fino in fondo nella fede la sua malattia.

 

Da parte sua il viceparroco don Francesco Zanoni ha raccontato: “Abbiamo visto attorno al letto di don Giuseppe riconciliazioni, persone che si sono perdonate, genitori che hanno accettato la croce di un figlio malato, che hanno trovato conforto, veri miracoli attorno a quel letto”.

 

 

ROMA 05/02/06 don andrea santoro presso il deserto delle tentazioni
Foto ARCIERI

 

Il prossimo 5 febbraio 2016 sarà il decimo anniversario della morte di don Andrea Santoro, il sacerdote della diocesi di Roma, martirizzato in Turchia.

 

Due gli eventi in programma per ricordarlo: lunedì 1 febbraio, dalle 10.30 alle 12, presso il Seminario Maggiore Romano, il vescovo ausiliare Angelo De Donatis terrà un incontro-dibattito per il clero e i seminaristi sul tema La spiritualità di don Andrea; venerdì 5 febbraio, alle 19, il cardinale vicario di Roma, Agostino Vallini, presiederà la santa messa di suffragio nella basilica di San Giovanni in Laterano.

 

Nato a Priverno nel 1945, Andrea Santoro fu ordinato sacerdote nel 1970. Viceparroco e poi parroco in varie parrocchie della diocesi di Roma, don Santoro compì nell’arco di trent’anni, numerosi viaggi in Terra Santa e in Medio Oriente, che accesero in lui un forte zelo missionario e una particolare sensibilità verso il dialogo interreligioso, in special modo islamo-cristiano.

 

Nel 2000, il cardinale vicario di Roma, Camillo Ruini, lo invia missionario in Turchia, dove svolge attività pastorale prima ad Urfa, nel Sud Est del paese, poi a Trebisonda, una città di 200mila abitanti, dove la comunità cattolica è di appena 15 persone.

 

Nei suoi ultimi anni, don Santoro si distinse, tra le altre cose, per la sua lotta contro lo sfruttamento della prostituzione: potrebbe essere stata questa la causa del suo omicidio, avvenuto all’interno della sua parrocchia a Trebisonda, il 5 febbraio 2006.

 

Don Andrea venne freddato da alcuni colpi di pistola, sparati da un ragazzo di 16 anni, mentre pregava davanti al Santissimo, con una Bibbia in lingua turca tra le mani. Il suo omicidio avviene in un momento di forte tensione nel mondo musulmano, a seguito della pubblicazione di alcune vignette blasfeme contro Maometto, su un giornale danese.

 

Nel 2011 la diocesi di Roma ha avviato il suo processo di canonizzazione. [L.M.]

 

 

 

 



 

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Messaggio Cristiano
Udienza Generale, 10 Aprile 2024

Catechesi. I vizi e le virtù. 14. La fortezza

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

La catechesi di oggi è dedicata alla terza delle virtù cardinali, vale a dire la fortezza. Partiamo dalla descrizione che ne dà il Catechismo della Chiesa Cattolica: «La fortezza è la virtù morale che, nelle difficoltà, assicura la fermezza e la costanza nella ricerca del bene. Essa rafforza la decisione di resistere alle tentazioni e di superare gli ostacoli nella vita morale. La virtù della fortezza rende capaci di vincere la paura, perfino della morte, e di affrontare la prova e le persecuzioni» (n. 1808). Così dice il Catechismo della Chiesa Cattolica sulla virtù della fortezza.

Ecco, dunque, la più “combattiva” delle virtù. Se la prima delle virtù cardinali, vale a dire la prudenza, era soprattutto associata alla ragione dell’uomo; e mentre la giustizia trovava la sua dimora nella volontà; questa terza virtù, la fortezza, è spesso legata dagli autori scolastici a ciò che gli antichi chiamavano “appetito irascibile”. Il pensiero antico non ha immaginato un uomo senza passioni: sarebbe un sasso. E non è detto che le passioni siano necessariamente il residuo di un peccato; però esse vanno educate, vanno indirizzate, vanno purificate con l’acqua del Battesimo, o meglio con il fuoco dello Spirito Santo. Un cristiano senza coraggio, che non piega al bene la propria forza, che non dà fastidio a nessuno, è un cristiano inutile. Pensiamo a questo! Gesù non è un Dio diafano e asettico, che non conosce le emozioni umane. Al contrario. Davanti alla morte dell’amico Lazzaro scoppia in pianto; e in certe sue espressioni traspare il suo animo appassionato, come quando dice: «Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso!» (Lc 12,49); e davanti al commercio nel tempio ha reagito con forza (cfr Mt 21,12-13). Gesù aveva passione.

Ma cerchiamo ora una descrizione esistenziale di questa virtù così importante che ci aiuta a portare frutto nella vita. Gli antichi – sia i filosofi greci, che i teologi cristiani – riconoscevano nella virtù della fortezza un duplice andamento, uno passivo e un altro attivo.

Il primo è rivolto dentro noi stessi. Ci sono nemici interni che dobbiamo sconfiggere, che vanno sotto il nome di ansia, di angoscia, di paura, di colpa: tutte forze che si agitano nel nostro intimo e che in qualche situazione ci paralizzano. Quanti lottatori soccombono prima ancora di iniziare la sfida! Perché non si rendono conto di questi nemici interni. La fortezza è una vittoria anzitutto contro noi stessi. La maggior parte delle paure che nascono in noi sono irrealistiche, e non si avverano per nulla. Meglio allora invocare lo Spirito Santo e affrontare tutto con paziente fortezza: un problema alla volta, come siamo capaci, ma non da soli! Il Signore è con noi, se confidiamo in Lui e cerchiamo sinceramente il bene. Allora in ogni situazione possiamo contare sulla Provvidenza di Dio che ci fa da scudo e corazza.

E poi il secondo movimento della virtù della fortezza, questa volta di natura più attiva. Oltre alle prove interne, ci sono nemici esterni, che sono le prove della vita, le persecuzioni, le difficoltà che non ci aspettavamo e che ci sorprendono. Infatti, noi possiamo tentare di prevedere quello che ci capiterà, ma in larga parte la realtà è fatta di avvenimenti imponderabili, e in questo mare qualche volta la nostra barca viene sballottata dalle onde. La fortezza allora ci fa essere marinai resistenti, che non si spaventano e non si scoraggiano.

La fortezza è una virtù fondamentale perché prende sul serio la sfida del male nel mondo. Qualcuno finge che esso non esista, che tutto vada bene, che la volontà umana non sia talvolta cieca, che nella storia non si dibattano forze oscure portatrici di morte. Ma basta sfogliare un libro di storia, o purtroppo anche i giornali, per scoprire le nefandezze di cui siamo un po’ vittime e un po’ protagonisti: guerre, violenze, schiavitù, oppressione dei poveri, ferite mai sanate che ancora sanguinano. La virtù della fortezza ci fa reagire e gridare un “no”, un “no” secco a tutto questo. Nel nostro confortevole Occidente, che ha un po’ annacquato tutto, che ha trasformato il cammino di perfezione in un semplice sviluppo organico, che non ha bisogno di lotte perché tutto gli appare uguale, avvertiamo talvolta una sana nostalgia dei profeti. Ma sono molto rare le persone scomode e visionarie. C’è bisogno di qualcuno che ci scalzi dal posto soffice in cui ci siamo adagiati e ci faccia ripetere in maniera risoluta il nostro “no” al male e a tutto ciò che conduce all’indifferenza. “No” al male e “no” all’indifferenza; “sì” al cammino, al cammino che ci fa progredire, e per questo bisogna lottare.

Riscopriamo allora nel Vangelo la fortezza di Gesù, e impariamola dalla testimonianza dei santi e delle sante. Grazie!

Papa Francesco