Giovedì 18 Aprile 2024
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Vescovo nuovo a BOUAR!

Dal sito della diocesi https://www.diocesebouar.com

 
Un Vescovo nuovo nuovo 
Sabato mattina, 10 febbraio, la piazza della chiesa di Bozoum è già molto frequentata, fin da prima delle 5 di mattina.  Camion e macchine sono pronti, e alle 5.15 partiamo per Bouar, con una delegazione di 110 persone, per partecipare alla consacrazione del nuovo vescovo di Bouar, Mirek Gucwa.
Arrivo un po’ prima del convoglio, anche per organizzare l’accoglienza di tutti i partecipanti. La diocesi di Bouar comprende 12 parrocchie, ed per ognuna una delegazione di 50 persone sarà accolta dalle varie comunità della città di Bouar. Si respira la Chiesa!
L’ordinazione del Vescovo è un evento eccezionale. Creata nel 1978, la diocesi di Bouar aveva avuto per quasi quarant’anni un solo vescovo, Mon.Armando Gianni. Per l’occasione tutti i vescovi del paese sono presenti, insieme al vescovo di Cracovia (Pologna) da cui proviene l’Abbé Mirek (e sono anche compagni di seminario e di ordinazione sacerdotale) e a due vescovi del Camerun.
Alle 9 di sabato mattina si svolge un incontro tra alcuni vescovi ed i cristiani venuti per l’occasione da tutta la diocesi: quasi 3 ore di presentazione del ruolo e del lavoro del vescovo,  tenute dal Cardinale Nzapalainga di Bangui, e dai vescovi di Mbaiki, Bangassou, Alindao… Tra interventi, canti e simpatia, il tempo è passato velocemente.
Domenica è il grande giorno. Tutto è organizzato alla perfezione. E alle 8.30 inizia la Messa: 12 vescovi, un centinaio di sacerdoti, e circa 3.000 fedeli riempiono la grande Cattedrale. Dopo una brillante omelia del Cardinale (in francese e in Sango), si passa al rito vero e proprio: i vescovi presenti, dopo aver invocato lo Spirito Santo, pregano ed impongono le mani su Mirek, mentre due diaconi tengono sospeso sul suo capo il Vangelo. E Mirek diventa il Vescovo Mirek. Subito dopo riceve i segni di questo Ministero: la mitra, il pastorale, l’anello.
Dopo un ricco offertorio, e con la consacrazione e la comunione, seguono i discorsi del nuovo vescovo. È bello sentire (sia dal Cardinale che dal nuovo Vescovo) che la Diocesi di Bouar è ricca di carità e di opere (scuole, ospedali, agricoltura) ma anche di comunità religiose che si dedicano con gioia e generosità al servizio dei più poveri.
E alla fine il nuovo Vescovo passa benedicendo il “suo” popolo, che lo accoglie con grande gioia ed emozione!
In pomeriggio rientro a Bozoum, insieme alla Suore. E lunedì e martedì organizziamo con le ragazze ed i ragazzi del Lycée St.Augustin una due giorni culturale: skecths, danze, canti, dibattiti. Il tutto perché la scuola non si limiti agli aspetti meramente tecnici, ma presenti “un’educazione” completa.
E mercoledì 14 è il giorno delle Ceneri: iniziamo la Quaresima sul monte Binon. Un cammino lungo di conversione e di approfondimento del nostro amore per Dio.
 
 
Profil du nouvel évêque

Depuis plusieurs années, le diocèse de Bouar attend un nouvel évêque. Finalement le 2 décembre le Vatican annonce la nomination de l’abbé Mirek Gucwa.

L’abbé Mirek GUCWA est né le 21 novembre 1963 à Pisarzowa, diocèse de Tarnow, en Pologne. Après avoir terminé ses études secondaires en 1982, il rejoint le Grand Séminaire de Tarnów, où il obtient une maîtrise en théologie. Le 12 juin 1988, il est ordonné prêtre, après quoi il travaille dans la paroisse de Sainte Catherine  à Grybów, où il a passé les quatre premières années de son sacerdoce. Après une brève préparation de trois mois en Italie et en France, à la fin d'octobre 1992, il arrive en Centrafrique et commencé son travail missionnaire dans le diocèse de Bouar. La première charge en mission était la paroisse de Bohong, où il a exercé son ministère pastoral pendant quatre ans. En 1996, il devient le premier recteur du Petit Séminaire Diocésain de Saint Pierre, jusqu'en 2005. En 2003-2006, il est Chancelier de la Curie du diocèse de Bouar, et depuis 2006 il est le vicaire général du diocèse.

Dans les années 2011-2014, il a également servi comme curé de la paroisse de la Cathédrale de Bouar. Il était également aumônier d'une prison locale et de l’hôpital. Grace à son initiative, une intervention de réhabilitation a été réalisée ainsi qu'un projet d'installation d'un puits dans la prison. Il a initié la pastorale des malades dans l'hôpital de la ville. Il s’occupe aussi  du garage diocésain, d'un centre de menuiserie et du Centre culturel, ainsi que du Centre d'Accueil diocésain.

Pendant la dernière crise, il donne naissance aux activités de la Plateforme religieuse, qui a assuré une tâche importante pendant la période de conflit à partir de 2013. C'est un rassemblement de représentants catholiques, protestants et musulmans. Le but de cette Plateforme est de prier ensemble, de réfléchir et d'agir pour la coexistence pacifique des hommes et des femmes de toutes les religions. L’abbé  Mirek s'est également distingué avec beaucoup de courage pendant l’enlèvement de l’abbé Mateusz Dziedzica, prenant des mesures pour libérer le missionnaire, lui fournissant les ressources spirituelles et physiques nécessaires. Il a beaucoup œuvré pour assurer la paix dans les zones les plus touchées du diocèse (Bohong, Baboua, Bocaranga, Ndim, Nagaundaye).

 

 

 

 

Sabato 2 dicembre, verso mezzogiorno appare su Facebook una notizia sulla nostra diocesi, Bouar. È in polacco, ma la traduzione automatica mi rivela che il Papa avrebbe nominato come vescovo di Bouar l’Abbé Mirek. Provo a chiamarlo, ed il telefono occupato mi conferma che probabilmente la notizia è vera. E alle 12.40 me lo conferma lui stesso al telefono.

 

È una grande notizia. La diocesi di Bouar era stata creata nel 1978, ed il primo vescovo è stato il cappuccino p.Armando Gianni, che l’ha guidata per quasi quarant’anni. Ha costruito la cattedrale ed il seminario, ed ha fatto di quella di Bouar una delle diocesi più vivaci, grazie anche alla presenza di numerose comunità di religiose e religiosi. Dopo la diocesi di Bangui, quella di Bouar è la diocesi con più alunni nelle scuole cattoliche. Da novembre 2016 era in Italia per motivi di salute, e le sue dimissioni sono state accettate in questi giorni. È nato nel 1939.
 
 
L’Abbé Mirek Gukwa, polacco, è nato nel 1963. È in Centrafrica dal 1992, e dopo aver lavorato come parroco a Bohong, e poi come rettore del seminario, è vicario generale dal 2006.
 
 
In questi anni di guerra e di crisi, è sempre stato molto vicino a tutte le parrocchie, e molto impegnato, insieme ad altri leader religiosi, a cercare di riconciliare le comunità ed a venire in aiuto dove era necessario.
 
È una grande notizia, e siamo molto contenti di questa nomina. È una nuova pagina della storia della nostra diocesi.
Martedì mattina vado a Bouar. Riesco a salutare, lungo la strada, il nuovo vescovo. Mi fermo poi a Baoro, dove contiamo di aprire la scuola dei catechisti per tutte le parrocchie della diocesi.
 
Il nuovo vescovo con il predecessore
 

 



 

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Messaggio Cristiano
Udienza Generale, 10 Aprile 2024

Catechesi. I vizi e le virtù. 14. La fortezza

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

La catechesi di oggi è dedicata alla terza delle virtù cardinali, vale a dire la fortezza. Partiamo dalla descrizione che ne dà il Catechismo della Chiesa Cattolica: «La fortezza è la virtù morale che, nelle difficoltà, assicura la fermezza e la costanza nella ricerca del bene. Essa rafforza la decisione di resistere alle tentazioni e di superare gli ostacoli nella vita morale. La virtù della fortezza rende capaci di vincere la paura, perfino della morte, e di affrontare la prova e le persecuzioni» (n. 1808). Così dice il Catechismo della Chiesa Cattolica sulla virtù della fortezza.

Ecco, dunque, la più “combattiva” delle virtù. Se la prima delle virtù cardinali, vale a dire la prudenza, era soprattutto associata alla ragione dell’uomo; e mentre la giustizia trovava la sua dimora nella volontà; questa terza virtù, la fortezza, è spesso legata dagli autori scolastici a ciò che gli antichi chiamavano “appetito irascibile”. Il pensiero antico non ha immaginato un uomo senza passioni: sarebbe un sasso. E non è detto che le passioni siano necessariamente il residuo di un peccato; però esse vanno educate, vanno indirizzate, vanno purificate con l’acqua del Battesimo, o meglio con il fuoco dello Spirito Santo. Un cristiano senza coraggio, che non piega al bene la propria forza, che non dà fastidio a nessuno, è un cristiano inutile. Pensiamo a questo! Gesù non è un Dio diafano e asettico, che non conosce le emozioni umane. Al contrario. Davanti alla morte dell’amico Lazzaro scoppia in pianto; e in certe sue espressioni traspare il suo animo appassionato, come quando dice: «Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso!» (Lc 12,49); e davanti al commercio nel tempio ha reagito con forza (cfr Mt 21,12-13). Gesù aveva passione.

Ma cerchiamo ora una descrizione esistenziale di questa virtù così importante che ci aiuta a portare frutto nella vita. Gli antichi – sia i filosofi greci, che i teologi cristiani – riconoscevano nella virtù della fortezza un duplice andamento, uno passivo e un altro attivo.

Il primo è rivolto dentro noi stessi. Ci sono nemici interni che dobbiamo sconfiggere, che vanno sotto il nome di ansia, di angoscia, di paura, di colpa: tutte forze che si agitano nel nostro intimo e che in qualche situazione ci paralizzano. Quanti lottatori soccombono prima ancora di iniziare la sfida! Perché non si rendono conto di questi nemici interni. La fortezza è una vittoria anzitutto contro noi stessi. La maggior parte delle paure che nascono in noi sono irrealistiche, e non si avverano per nulla. Meglio allora invocare lo Spirito Santo e affrontare tutto con paziente fortezza: un problema alla volta, come siamo capaci, ma non da soli! Il Signore è con noi, se confidiamo in Lui e cerchiamo sinceramente il bene. Allora in ogni situazione possiamo contare sulla Provvidenza di Dio che ci fa da scudo e corazza.

E poi il secondo movimento della virtù della fortezza, questa volta di natura più attiva. Oltre alle prove interne, ci sono nemici esterni, che sono le prove della vita, le persecuzioni, le difficoltà che non ci aspettavamo e che ci sorprendono. Infatti, noi possiamo tentare di prevedere quello che ci capiterà, ma in larga parte la realtà è fatta di avvenimenti imponderabili, e in questo mare qualche volta la nostra barca viene sballottata dalle onde. La fortezza allora ci fa essere marinai resistenti, che non si spaventano e non si scoraggiano.

La fortezza è una virtù fondamentale perché prende sul serio la sfida del male nel mondo. Qualcuno finge che esso non esista, che tutto vada bene, che la volontà umana non sia talvolta cieca, che nella storia non si dibattano forze oscure portatrici di morte. Ma basta sfogliare un libro di storia, o purtroppo anche i giornali, per scoprire le nefandezze di cui siamo un po’ vittime e un po’ protagonisti: guerre, violenze, schiavitù, oppressione dei poveri, ferite mai sanate che ancora sanguinano. La virtù della fortezza ci fa reagire e gridare un “no”, un “no” secco a tutto questo. Nel nostro confortevole Occidente, che ha un po’ annacquato tutto, che ha trasformato il cammino di perfezione in un semplice sviluppo organico, che non ha bisogno di lotte perché tutto gli appare uguale, avvertiamo talvolta una sana nostalgia dei profeti. Ma sono molto rare le persone scomode e visionarie. C’è bisogno di qualcuno che ci scalzi dal posto soffice in cui ci siamo adagiati e ci faccia ripetere in maniera risoluta il nostro “no” al male e a tutto ciò che conduce all’indifferenza. “No” al male e “no” all’indifferenza; “sì” al cammino, al cammino che ci fa progredire, e per questo bisogna lottare.

Riscopriamo allora nel Vangelo la fortezza di Gesù, e impariamola dalla testimonianza dei santi e delle sante. Grazie!

Papa Francesco