Martedì 8 Ottobre 2024
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I Cappuccini


VIII CENTENARIO FRANCESCANO

LETTERA DEL SANTO PADRE FRANCESCO
AI MEMBRI DELLA FAMIGLIA FRANCESCANA IN OCCASIONE DELL’VIII CENTENARIO
DELL’APPROVAZIONE DELLA REGOLA BOLLATA (1223 - 2023)

 

Ai Membri
della famiglia francescana

Cari Fratelli e Sorelle,

è con letizia nel cuore che desidero farVi giungere il mio pensiero augurale in una circostanza così importante per l’intera Famiglia Francescana, di cui sin dall’inizio del Ministero Petrino sento viva la presenza orante e la vicinanza filiale. L’VIII centenario della conferma della Regola dei frati minori da parte di Papa Onorio III presso il Laterano, avvenuta il 29 novembre 1223, è un’occasione propizia non soltanto per ricordare un evento storico, ma soprattutto per ravvivare in Voi il medesimo spirito che ispirò Francesco d’Assisi a spogliarsi di tutto, e dare origine ad una forma di vita unica ed affascinante poiché radicata nel Vangelo e vissuta sine glossa. Questo giubileo possa essere per ciascuno il tempo di una rinascita interiore, di un rinnovato mandato missionario della Chiesa che chiama ad uscire incontro al mondo là dove molti fratelli e sorelle attendono di essere consolati, amati e curati.

Pertanto, mosso da tali sentimenti, sono a consegnarVi delle esortazioni che nascono proprio dalle parole del Poverello d’Assisi, il quale propone ai suoi frati di: «[…] osservare la povertà e l’umiltà e il santo Vangelo del Signore Nostro Gesù Cristo […]» (Regola bollata 12,4).

Osservare il santo Vangelo

La Regola bollata difatti comincia e termina con il riferimento esplicito al Vangelo. Le espressioni di apertura sono una sintesi illuminante dell’intera Regola: «La Regola e vita dei frati minori è questa, cioè osservare il santo Vangelo del Signore nostro Gesù Cristo, vivendo in obbedienza, senza nulla di proprio e in castità» (Regola bollata 1, 1).

Per San Francesco il Vangelo è stato al centro della sua esistenza; e la Chiesa ne ha approvato il proposito, riconsegnandolo a lui e a tutti Voi francescani come un testo che non esprime più soltanto l’intuizione spirituale di un Fondatore, ma una forma di vita. È un messaggio di gioia che sovente ho voluto indicare perché “riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù” (Evangelii gaudium, n.1).

È urgente pertanto tornare al fondamento di un impegno cristiano e battesimale, capace di lasciarsi ispirare, in ogni scelta, dalla Parola del Signore: Cristo è il punto focale della vostra spiritualità! Siate uomini e donne che alla Sua scuola apprendano davvero “regola e vita”!

Obbedienza alla Chiesa

Carissimi, per vivere gli insegnamenti del Maestro è necessario rimanere nella Chiesa. Francesco lo manifesta in maniera decisa perché alla frase introduttiva che descrive la volontà di seguire i consigli evangelici aggiunge subito parole suggestive e singolari nel contenuto e nel linguaggio: «Frate Francesco promette obbedienza e riverenza al signor papa Onorio e ai suoi successori canonicamente eletti e alla Chiesa romana. E gli altri frati siano tenuti a obbedire a frate Francesco e ai suoi successori» (Regola bollata 1, 2-3).

In quel legame di “obbedienza e riverenza” al Papa e alla Chiesa di Roma, egli ha riconosciuto un elemento essenziale per la fedeltà alla chiamata e per ricevere Cristo nell’Eucarestia; ecco perché dichiara senza esitare l’appartenenza imprescindibile alla Chiesa. Ebbene, vivete lo spirito della Regola nell’ascolto e nel dialogo, come il cammino sinodale suggerisce di compiere. Sostenete tenacemente la Chiesa, riparatela con l’esempio e la testimonianza, anche quando sembra costare di più!

Andare per il mondo

Infine, voglio riprendere l’intuizione contenuta sempre nella Regola bollata ad andare per il mondo. Intervenendo in prima persona, così il Padre Serafico si pronuncia: «Consiglio, poi, ammonisco ed esorto i miei fratelli nel Signore Gesù Cristo che, quando vanno per il mondo, non litighino ed evitino le dispute di parole e non giudichino gli altri; ma siano miti, pacifici e modesti, mansueti e umili, parlando onestamente con tutti, così come conviene. […] In qualunque casa entreranno, dicano pri­ma di tutto: Pace a questa casa […]» (Regola bollata 3, 10-13).

Andare per il mondo per Voi frati e sorelle francescani significa concretamente realizzare la vocazione itinerante in uno stile di fraternità e di vita pacifica, senza liti o dispute né tra Voi né con gli altri, dando prova di “minorità”, con mitezza e mansuetudine, annunciando la pace del Signore e affidandoVi alla provvidenza: è uno speciale programma di evangelizzazione, possibile a tutti.

In questa prospettiva, è bene riscoprire la bellezza dell’evangelizzazione tipicamente francescana, che nasce da una fraternità per promuovere la fraternità; infatti è la vita a parlare, l’amore donato nel servizio è la più grande modalità di annuncio.  Ritrovate perciò la forza in tale peculiare vocazione, propria dei “minori” e dei “poveri”, quali siete per desiderio e per appartenenza. Essa Vi è data da Francesco nella sua Regola e sono convinto che è in sintonia con l’invito che rivolgo alla Comunità cristiana di essere “Chiesa in uscita”: «Fedele al modello del Maestro, è vitale che oggi la Chiesa esca ad annunciare il Vangelo a tutti, in tutti i luoghi, in tutte le occasioni, senza indugio, senza repulsioni e senza paura. La gioia del Vangelo è per tutto il popolo, non può escludere nessuno» (Evangelii gaudium, n. 23).

E dunque Vi dico: non esitate ad andare per il mondo in “fraternità” e in “minorità” condividendo la beatitudine della povertà, divenendo un segno evangelico eloquente e mostrando alla nostra epoca, segnata purtroppo da guerre e conflitti, da egoismi di ogni genere e logiche di sfruttamento dell’ambiente e dei poveri, che il Vangelo è davvero la buona notizia per l’uomo affinché ritrovi la direzione migliore per la costruzione di una nuova umanità insieme al coraggio di mettersi in cammino verso Gesù, che “da ricco che era, si è fatto povero per noi, perché noi diventassimo ricchi per mezzo della sua povertà” (cfr. 2Cor 8,9).

Cari Fratelli e Sorelle, affido a Voi la missione di saper individuare le strade giuste da percorrere per poter corrispondere con audacia e fedeltà al carisma ricevuto. Mentre Vi accingete a rievocare le tappe fondamentali della storia di codesta numerosa Famiglia Francescana, invoco l’intercessione della Vergine Maria e dei Santi Francesco e Chiara d’Assisi e volentieri invio la mia Benedizione, chiedendo, per favore, di continuare a pregare per me.

Roma, da San Giovanni in Laterano, 9 novembre 2023
Anniversario della Dedicazione della Basilica Lateranense
Cattedrale di Roma

FRANCESCO

 

 

Tra il 2023 ed il 2026, ricorreranno numerosi centenari legati a San Francesco d’Assisi. Per celebrarli in modo “coordinato e fruttuoso”, i diversi rappresentanti della famiglia francescana siglano, oggi a Greccio, uno speciale protocollo.

 

Sono cinque i centenari che, dal 2023 al 2026, scandiranno il cammino della famiglia francescana in tutto il mondo: tra due anni, infatti, cadrà l’ottavo centenario sia della “Regola Bollata”, dettata da San Francesco a Fonte Colombo, in provincia di Rieti, sia del primo presepe, allestito a Greccio; nel 2024, invece, saranno 800 anni dalle stimmate, ricevute dal Poverello di Assisi a La Verna, vicino Arezzo; l’anno dopo, sarà la volta dell’ottavo centenario della composizione del Cantico delle Creature, risalente al 1225, ed infine nel 2026 si celebreranno gli 800 anni della morte del Santo Patrono di Italia.

 

Cinque anniversari, un unico coordinamento

 

In vista di tanti eventi, dunque, i diversi rappresentanti della famiglia francescana nel mondo hanno deciso di dare il via ad un Coordinamento ecclesiale, affinché le celebrazioni avvengano nel modo “più coordinato e fruttuoso” possibile. Ad istituire ufficialmente tale organismo, la firma, oggi pomeriggio presso il Santuario di Greccio, di uno speciale protocollo. A siglarlo, i vescovi di Assisi, Rieti e Arezzo, rispettivamente i monsignori Domenico Sorrentino, Domenico Pompili e Riccardo Fontana, insieme ai rappresenti provinciali dei Frati minori di Umbria, Lazio e Toscana, ossia i padri Francesco Piloni, Luciano De Giusti e Livio Crisci. In collegamento da Betlemme, anche il Custode di Terra Santa, padre Francesco Patton.

 

Greccio, luogo speciale

 

La scelta della data odierna per dare avvio al Coordinamento ecclesiale del Centenario non è casuale: oggi ricorre, infatti, la festa di tutti i Santi dell’Ordine francescano, perché era proprio il 29 novembre 1223 quando il Poverello di Assisi riceveva l'approvazione definitiva della “Regola” da parte di Papa Onorio III. Un documento tuttora custodito ad Assisi, nella Cappella delle reliquie della Basilica di San Francesco. Anche il luogo scelto per la firma ha un suo significato preciso: “il Santuario di Greccio, infatti – spiega una nota - rappresenta il posto in cui “San Francesco volle vedere con i suoi occhi la povertà in cui Gesù nacque, per farci conoscere la bellezza di un Dio che condivide la nostra condizione umana”.

 

Gli obiettivi del nuovo organismo

 

Nello specifico, il Coordinamento ecclesiale si porrà quattro obiettivi: garantire alcune linee comuni per l’approfondimento carismatico delle fraternità e delle comunità francescane; coordinare le varie iniziative celebrative, con “uno spirito di comunione ecclesiale sempre più profondo”; dare indicazioni per la formazione, iniziale e permanente, delle Province e delle Custodie francescane; “suscitare e offrire, attraverso le varie iniziative, opportunità di annuncio e crescita nella fede al popolo di Dio e stimoli alle Istituzioni civili, in un dialogo che favorisca la mutua collaborazione”.

 

Memoria viva del carisma del Santo Poverello

 

“Non ci sfugge l'importanza di questo Centenario – si legge in una lettera firmata dai ministri generali dei diversi Ordini francescani – Tale ricorrenza, infatti, non riguarda solo alcune celebrazioni nei santuari del Centro Italia, ma vuole aiutarci a riprendere e approfondire insieme, in tutto il mondo, i punti essenziali della nostra identità carismatica francescana”. Si tratta, dunque, di “una possibilità preziosa di fare, in profonda comunione, memoria viva del carisma evangelico che lo Spirito ha suscitato nella Chiesa attraverso San Francesco”.

 

I firmatari della Lettera sono Sr. Deborah Lockwood, presidente della Conferenza francescana internazionale dei fratelli e delle sorelle del Terz’ordine regolare, insieme ai ministri generali dei diversi Ordini francescani: fr. Massimo Fusarelli dei Frati minori; fr. Tibor Kauser, dei Secolari; fr. Roberto Genuin, dei Cappuccini; fr. Carlos Alberto Trovarelli, dei Conventuali e fr. Amando Trujillo Cano, del Terz’ordine regolare.



 

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Messaggio Cristiano
UDIENZA GENERALE Piazza San Pietro - Mercoledì, 25 settembre 2024

Ciclo di Catechesi. Lo Spirito e la Sposa. Lo Spirito Santo guida il popolo di Dio incontro a Gesù nostra speranza. 7. Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto. Lo Spirito Santo nostro alleato nella lotta contro lo spirito del male

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Subito dopo il suo battesimo nel Giordano, Gesù «fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo» (Mt 4,1) – così dice il Vangelo di Matteo. L’iniziativa non è di satana, ma di Dio. Andando nel deserto, Gesù obbedisce a una ispirazione dello Spirito Santo, non cade in un tranello del nemico, no! Una volta superata la prova, Egli - è scritto - tornò in Galilea «con la potenza dello Spirito Santo» (Lc 4,14).

Gesù, nel deserto, si è liberato di satana e ora può liberare da satana. È quello che gli Evangelisti mettono in luce con le numerose storie di liberazione di ossessi. Dice Gesù ai suoi oppositori: «Se io scaccio i demoni per virtù dello Spirito di Dio, è giunto fra voi il regno di Dio» (Mt 12,27).

Oggi assistiamo a uno strano fenomeno riguardo al demonio. A un certo livello culturale, si ritiene che semplicemente non esista. Sarebbe un simbolo dell’inconscio collettivo, o dell’alienazione, insomma una metafora. Ma «la più grande astuzia del demonio è far credere che non esiste», come ha scritto qualcuno (Charles Baudelaire). È astuto: lui ci fa credere che non esiste e così domina tutto. È furbo. Eppure il nostro mondo tecnologico e secolarizzato pullula di maghi, di occultismo, spiritismo, astrologi, venditori di fatture e di amuleti, e purtroppo di sette sataniche vere e proprie. Scacciato dalla porta, il diavolo è rientrato, si direbbe, dalla finestra. Scacciato dalla fede, rientra con la superstizione. E se tu sei superstizioso, incoscientemente stai dialogando con il diavolo. Con il diavolo non si dialoga.

La prova più forte dell’esistenza di satana non si ha nei peccatori o negli ossessi, ma nei santi! “E come mai, Padre?”. Sì, è vero che il demonio è presente e operante in certe forme estreme e “disumane” di male e di cattiveria che vediamo intorno a noi. Ma per questa via, però, è praticamente impossibile giungere, nei casi singoli, alla certezza che si tratta proprio di lui, dato che non possiamo conoscere con precisione dove finisce la sua azione e inizia il nostro proprio male. Per questo la Chiesa è assai prudente e rigorosa nell’esercizio dell’esorcismo, a differenza di ciò che avviene, purtroppo, in certi film!

È nella vita dei santi, proprio lì, che il demonio è costretto a venire allo scoperto, a mettersi “contro luce”. Chi più chi meno, tutti i santi, tutti i grandi credenti, testimoniano della loro lotta con questa oscura realtà, e non si può onestamente supporre che fossero tutti degli illusi o semplici vittime dei pregiudizi del loro tempo.

La battaglia contro lo spirito del male si vince come la vinse Gesù nel deserto: a colpi di parola di Dio. Vedete che Gesù non dialoga con il demonio, mai ha dialogato con il demonio. O lo caccia via, o lo condanna, ma mai dialoga. E nel deserto risponde non con la sua parola, ma con la parola di Dio. Fratelli, sorelle, mai dialogare con il diavolo! Quando viene con le tentazioni: “ma, sarebbe bello questo, sarebbe bello quell’altro”, fermati! Alza il tuo cuore al Signore, prega la Madonna e caccialo via, come Gesù ci ha insegnato a cacciarlo via. “ San Pietro suggerisce anche un altro mezzo, di cui Gesù non aveva bisogno ma noi sì, la vigilanza: «Siate sobri, vegliate. Il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro cercando chi divorare» (1 Pt 5,8). E San Paolo ci dice: «Non date occasione al diavolo» (Ef 4,27).

Dopo che Cristo, sulla croce, ha sconfitto per sempre il potere del «principe di questo mondo» ( Gv 12,31), il demonio – diceva un Padre della Chiesa – «è legato, come un cane alla catena; non può mordere nessuno, se non chi, sfidando il pericolo, gli va vicino... Può latrare, può sollecitare, ma non può mordere, se non chi lo vuole» [1]. Se tu sei uno scemo e vai dal diavolo e dici: “Ah, come stai?”, ti rovina. Il diavolo? A distanza! Con il diavolo non si dialoga. Lo si caccia via. Distanza. E tutti noi, tutti, abbiamo esperienza di come il diavolo si avvicina con qualche tentazione, sui dieci comandamenti. Quando noi sentiamo questo, fermi, distanza! Non avvicinarsi al cane legato alla catena.

La tecnologia moderna, ad esempio, oltre a tante risorse positive che vanno apprezzate, offre anche innumerevoli mezzi per “dare occasione al diavolo”, e molti vi cadono. Pensiamo alla pornografia in rete, dietro la quale c’è un mercato fiorentissimo, lo sappiamo tutti. È il diavolo che lavora, lì. È questo un fenomeno assai diffuso, da cui i cristiani devono però ben guardarsi e che devono rigettare con forza. Perché qualsiasi telefonino ha accesso a questa brutalità, a questo linguaggio del demonio: la pornografia in rete.

La consapevolezza dell’azione del diavolo nella storia non deve scoraggiarci. Il pensiero finale deve essere, anche in questo caso, di fiducia e di sicurezza: “Sono con il Signore, vattene via”. Cristo ha vinto il demonio e ci ha donato lo Spirito Santo per fare nostra la sua vittoria. La stessa azione del nemico può volgersi in nostro vantaggio, se con l’aiuto di Dio la facciamo servire alla nostra purificazione. Chiediamo perciò allo Spirito Santo, con le parole dell’inno Veni Creator:

«Allontana da noi il nemico
e donaci presto la pace.
Con Te che ci fai da guida
eviteremo ogni male».

State attenti, che il diavolo è furbo. Ma noi cristiani, con la grazia di Dio, siamo più furbi di lui. Grazie.

Papa Francesco