Domenica 14 Dicembre 2025


Buon Natale!
Amore al fratello!ContattiLa Parola di DioBlog
A tu per tu


Pensieri

Ogni azione cristiana è vera se è vissuta nell’Amore Reciproco; e questo diventa realtà se entrambi ci accettiamo così come siamo e come Dio ci ha sempre accettati. Personalmente sono pienamente d’accordo con te; spero che anche tu lo sia con me!

 

Mi spiego con una similitudine, per capire meglio l’importanza di questa realtà. Nell’OUBANGUI CHARI, all’inizio della mia attività missionaria 65 anni fa, il lavoro del fabbro era frenetico e lo rendeva il più ricco banchiere del paese. Si chiamava “Zo ti ndao”, in lingua sango. Ti spiego perché e insieme capiremo come il suo lavoro possa essere di esempio anche per la nostra Vita Spirituale, la sola realtà che porteremo con noi all’Incontro Finale!

 

Da sempre le pietre “ferrose” si trovavano in luoghi appartati, che solo gli anziani conoscevano e si tramandavano da generazioni. Gli adolescenti, con le informazioni date dai loro padri, andavano in alcuni ripostigli “ferrosi”, per preparare la dote alle loro spose. 

Trasformare quelle pietre era un lavoro difficile, ma necessario … Al tempo fissato, l’adolescente andava dall’addetto a fondere il pietrame ferroso in “liquido” e quindi in “lari”, che diventavano la moneta corrente di allora.

In genere, in ogni mercato paesano ogni merce era “barattata” con un'altra oppure, all’occasione, si scambiava con i cosiddetti “lari”, che avevano acquistato il valore di denaro – sotto forma di piastre di ferro, di 1 cm di larghezza e 4 di altezza, lunghi circa il palmo di una mano …

 

Per fondere le pietre ferrose era necessaria una tecnica che pochi conoscevano. Occorreva anzitutto un cono alto un metro o poco più, fatto di buona argilla, con lo spessore di cinque cm e il diametro di settanta/ottanta cm. In fondo al cono si trovavano tre aperture con altrettanti “soffietti”, che si mettevano in funzione quando il cono era pieno di carbone e di pietre ferrose.

Quando tutto era pronto, il responsabile di questa specie di “altoforno” dava fuoco ad uno strato di legna minuta, sotto il primo strato di carbone, sul quale, a intervalli, erano posti altri strati di pietre e carbone. All’inizio i soffietti si mettevano in moto lentamente, ma poi, per il forte calore, le pietre si fondevano e dai piccoli fori usciva il liquido da utilizzare per i “lari”. L’adolescente, per pagare il lavoro dell’ ”altoforno”, lavorava nei campi del proprietario per una stagione.

 

Caro mio amico e fratello, quello che ho detto sopra mi sembra sia sufficiente per fare un bel salto di qualità e aiutarci a risolvere la situazione in cui si trova la nostra Vita Spirituale e Soprannaturale.

Infatti, di pietrame ferroso ne abbiamo a volontà, essendo frutto dei nostri egoismi che, sempre pronti a scatenarsi, ne producono a bizzeffe! La loro presenza toglie pace e serenità all’anima, che per riaverla deve fare un viavai verso l’Altoforno del Buon Dio … “ricco in misericordia”. Lui soltanto sa cambiare tutto in preziosi “lari”, soldi nuovi di zecca, utilissimi a pagare il Dazio per entrare nella Casa Paterna!

Però è necessario riconoscere il proprio torto, chiedere perdono a Dio, che sa bene il male che abbiamo fatto, e proseguire con il fermo proposito di non farlo più … riconciliandosi tramite l’incaricato di Dio, il sacerdote.

 

Dio è “ricco in misericordia” verso chi riconosce il suo male e promette di non peccare più. Al sacerdote interessa che il penitente dia segno di contrizione. Nessuno può “barare” con Dio che sa tutto di noi … . In caso di ricaduta, dobbiamo rifare il cammino di riconciliazione e … ricominciare sempre sulla buona strada!

A Dio piace che noi facciamo gesti di umiltà, per diventare veri “bambini del Regno” e renderci “credibili” ovunque, davanti a tutti.

 

Con il fuoco le molteplici “scorie” sono bruciate e scompaiono, mentre il vero metallo salta fuori, pronto per essere utilizzato … specie per il cemento armato, che dà solidità ad ogni costruzione.

 

Riconosco di non avere tempo da perdere. Devo meditare sul FUOCO - il Buon Dio - che da sempre mi ama ed è a mia disposizione, per togliere tutte le scorie con cui quotidianamente il mio egoismo mi investe e mi contamina.

 


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Messaggio Cristiano
UDIENZA GIUBILARE, Piazza San Pietro, 6 Dicembre 2025

CATECHESI DEL SANTO PADRE LEONE XIV

Catechesi. 10. Sperare è partecipare – Alberto Marvelli

Cari fratelli e sorelle, buongiorno e benvenuti!

Siamo da poco entrati nel periodo liturgico dell’Avvento, che ci educa all’attenzione ai segni dei tempi. Noi infatti ricordiamo la prima venuta di Gesù, il Dio con noi, per imparare a riconoscerlo ogni volta che viene e per prepararci a quando tornerà. Allora saremo per sempre insieme. Insieme con Lui, con tutti i nostri fratelli sorelle, con ogni altra creatura, in questo mondo finalmente redento: la nuova creazione.

Questa attesa non è passiva. Infatti, il Natale di Gesù ci rivela un Dio coinvolgente: Maria, Giuseppe, i pastori, Simeone, Anna, e più avanti Giovanni Battista, i discepoli e tutti coloro che incontrano il Signore sono coinvolti, sono chiamati a partecipare. È un onore grande, e che vertigine! Dio ci coinvolge nella sua storia, nei suoi sogni. Sperare, allora, è partecipare. Il motto del Giubileo, “Pellegrini di speranza”, non è uno slogan che tra un mese passerà! È un programma di vita: “pellegrini di speranza” vuol dire gente che cammina e che attende, non però con le mani in mano, ma partecipando.

Il Concilio Vaticano II ci ha insegnato a leggere i segni dei tempi: ci dice che nessuno riesce a farlo da solo, ma insieme, nella Chiesa e con tanti fratelli e sorelle, si leggono i segni dei tempi. Sono segni di Dio, di Dio che viene col suo Regno, attraverso le circostanze storiche. Dio non è fuori dal mondo, fuori da questa vita: abbiamo imparato nella prima venuta di Gesù, Dio-con-noi, a cercarlo fra le realtà della vita. Cercarlo con intelligenza, cuore e maniche rimboccate! E il Concilio ha detto che questa missione è in modo particolare dei fedeli laici, uomini e donne, perché il Dio che si è incarnato ci viene incontro nelle situazioni di ogni giorno. Nei problemi e nelle bellezze del mondo, Gesù ci aspetta e ci coinvolge, ci chiede che operiamo con Lui. Ecco perché sperare è partecipare!

Oggi vorrei ricordare un nome: quello di Alberto Marvelli, giovane italiano vissuto nella prima metà del secolo scorso. Educato in famiglia secondo il Vangelo, formatosi nell’Azione Cattolica, si laurea in ingegneria e si affaccia alla vita sociale al tempo della seconda guerra mondiale, che lui condanna fermamente. A Rimini e dintorni si impegna con tutte le forze a soccorrere i feriti, i malati, gli sfollati. Tanti lo ammirano per questa sua dedizione disinteressata e, dopo la guerra, viene eletto assessore e incaricato della commissione per gli alloggi e per la ricostruzione. Così entra nella vita politica attiva, ma proprio mentre si reca in bicicletta a un comizio viene investito da un camion militare. Aveva 28 anni. Alberto ci mostra che sperare è partecipare, che servire il Regno di Dio dà gioia anche in mezzo a grandi rischi. Il mondo diventa migliore, se noi perdiamo un po’ di sicurezza e di tranquillità per scegliere il bene. Questo è partecipare.

Chiediamoci: sto partecipando a qualche iniziativa buona, che impegna i miei talenti? Ho l’orizzonte e il respiro del Regno di Dio, quando faccio qualche servizio? Oppure lo faccio brontolando, lamentandomi che tutto va male? Il sorriso sulle labbra è il segno della grazia in noi.

Sperare è partecipare: questo è un dono che Dio ci fa. Nessuno salva il mondo da solo. E neanche Dio vuole salvarlo da solo: Lui potrebbe, ma non vuole, perché insieme è meglio. Partecipare ci fa esprimere e rende più nostro ciò che alla fine contempleremo per sempre, quando Gesù definitivamente tornerà.