Sabato 18 Maggio 2024
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Cronaca Bianca


Tu sei la Tutta Bella, o Maria!

La Madre di MISERICORDIA

Il centro della parabola del figlio prodigo non è il peccato ma la misericordia di Dio, che possiamo sperimentare anche noi soprattutto con la Confessione. Con questo sacramento noi possiamo come il figlio prodigo incontrare con Cristo il Padre misericordioso. E’ vero che a volte la Confessione è vista più come un tribunale dell’accusa più che una festa del perdono. Senza sottovalutare l’importanza di dire i propri peccati, va ricordato che ciò che è assolutamente centrale nell’ascolto dei peccati è l’abbraccio benedicente del Padre misericordioso. Troppo spesso noi consideriamo prima il peccato e, poi, la grazia. Invece prima c’è il gratuito, misericordioso e prodigo amore di Dio, che accoglie, ricrea. Dio non si ferma davanti al nostro peccato, non indietreggia davanti alla nostre offese, ma ci corre incontro come il Padre misericordioso corse incontro al figlio che con dolore e umiltà tornava a casa.

 

Ma questa riflessione sarebbe ancora parziale, se non pensassimo alla Madre della Misericordia, perché la misericordia è una qualità dell’amore materno. Il Figlio, prodigo=generoso di perdono, è stato da lei generato perché fosse la misericordia dell’umanità. Maria diffonde questa misericordia con amore di Madre e la estende di generazione in generazione, secondo il disegno buono del Padre che l’ha associata intimamente al mistero di Cristo e della Chiesa. Maria è mediatrice di misericordia, rifugio di misericordia, “porta” attraverso la quale il credente si presenta al Giudice divino, che è Figlio della donna di Nazareth e fratello di tutti noi che siamo divenuti suoi figli ai piedi della croce: figli dell’amore misericordioso.

 

Le Vergini consacrate nel mondo sono chiamate a testimoniare questa materna misericordia prendendo la Vergine Maria modello della cooperazione della donna con Dio. Certo, la Vergine di Nazareth ha ricevuto una pienezza di grazia eccezionale per rispondere perfettamente alla missione unica che le è stata affidata. Ma nella sua volontà di considerare la donna come sua prima alleata, Dio accorda a ogni donna la grazia necessaria per adempiere a questo ruolo, di modo che la cooperazione, pur essendo libera e personale, si effettua sempre con le forze ricevute dall’alto.

 

Nel caso di Maria, la cooperazione è di un genere eccezionale, per il fatto che la maternità è verginale. Ma ogni generazione di un essere umano richiede l’azione creatrice di Dio e dunque una cooperazione dei genitori umani con questa azione sovrana. Collaborando con l’onnipotenza divina, la donna riceve da essa la sua maternità. Maternità che nelle Vergini consacrate è spirituale, ma non per questo meno reale e concreta.

 

Il volto della madre, soprattutto di quello che lo è nello Spirito, è un riflesso del volto del Padre, che possiede in lui le caratteristiche proprietà dell’amore paterno e dell’amore materno.                                                                              

Francesco Follo

 

 

Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

O Maria, l’Immacolata, la Teotokos,

scelta da tutta l’eternità da Dio stesso, il Creatore,

come “Figlia del tuo Figlio”,

per essergli Madre e darGli un corpo umano!

 

O Maria, l’Immacolata,

mi rivolgo a Te

con le tre parole suggerite da Papa Francesco,

che sono una e ognuna contiene le altre.

 PERMESSO, o meglio in francese, “S’IL TE PLAIT”:

mi metto a Tua disposizione

come Tu ti sei messa a disposizione di Dio

tramite l’angelo Gabriele,

con un grande e definitivo ECCOMI :

SONO L’ANCELLA DEL MIO SIGNORE!

Tu stessa, allo stesso modo, mettimi a disposizione di  Dio,

e sii la mia Madre CASALINGA e BADANTE.

 

  Non posso chiederti PERDONO di tutta la mia vita …

perché alla nascita, in verità, non potevo fare alcun male,

non avendone ancora la capacità.

In seguito però mi sono lasciato prendere e dominare dall’egoismo,

da quel MI SUN MI e … guai a chi mi tocca!

Ti prego, o IMMACOLATA, ricoprimi di MISERICORDIA,

 che è il dono più grande di cui Dio GESU’

ti ha arricchito, prendendo il Suo corpo umano

in Te, “ FIGLIA DEL TUO FIGLIO”.

Perciò in Lui, come Lui, anche Tu sei diventata tutta MISERICORDIA,

per spargerla su ogni uomo/donna

che ha fiducia, come ha fatto Bernadette, 

la quale in tutta semplicità e povertà di spirito è venuta a Te. 

Come guardasti lei, anche oggi qui alla GROTTA,

guardami e accettami;

accettami e proteggimi come la vera BADANTE!

 

In questa GROTTA di Lourdes

dove Bernadette per diciannove volte ti ha incontrata

e nominata ACORE = “Quella Tale”, di cui sapeva ben poco …

oggi, davanti a questa GROTTA ci sono io,

a pochi metri da quell’antro oscuro

dove sei apparsa trasfigurata

e hai parlato a Bernadette.

 

Con quell’acqua ricercata e uscita tra la melma

hai chiesto a lei di lavarsi.

Allora, la ragazza alla gente apparve tutta malconcia  e sporca …

 

Oggi, o MARIA IMMACOLATA,

tutta rivestita della MISERICORDIA di Dio,

“Figlia del tuo Figlio”, ti prego:

 

Fammi capire profondamente che questa GROTTA

assomiglia al mio interno, tutto buchi e antri:

un insieme di sporcizia, di pericoli e combine di ogni specie …

O MARIA, IMMACOLATA CONCEZIONE,  

per la Tua Bontà di CASALINGA e di BADANTE hai voluto cambiare il mio “interno

come la GROTTA di Massabielle

dove, ogni tanto, a tuo piacere, puoi invitare qualsiasi persona

in cerca di pace e di serenità, e Tu con me, nella Luce del Risorto,

puoi assicurare loro quella Luce che è dono di Dio.

 

Lo so, e fammelo capire profondamente,

che ora è tempo non più di pulirsi e purificarsi con l’acqua santa …

ma di lavarsi con la MISECORDIA di DIO PADRE,

di GESU’, tuo FIGLIO.

Per questo Papa Francesco ha indetto il prossimo GIUBILEO della MISERICORDIA

di cui Tu, MARIA IMMACOLATA, sei la GARANTE!

 

 Lavami, purificami e Tu stessa affidami a GESU’,

Tu “FIGLIA DEL TUO FIGLIO”.

Amen e GRAZIE di cuore!

 

Come dice Papa Francesco: “PERMESSO/PERDONO/GRAZIE”,

o meglio

"S’IL TE PLAIT/PERDONO/GRAZIE".     

 

 

Permettimi, Maria, di chiamarti MAMMA CASALINGA,

 perché quello che hai detto a Bernadette

 lo vuoi dire e ripetere ad ognuno di noi qui presente alla GROTTA.

Innanzi tutto accettami come TUTTO TUO, per trovarti

nella casetta di Narareth (Loreto) con Gesù,

mentre stavi preparando quotidianamente il cibo

a Giuseppe e a Gesù, e tenevi  pulita e in ordine la casa.

Tutto era in ordine perché c’eri Tu, La CASALINGA!

Ora, ti prego, prenditi cura di me, come facevi con Gesù a Nazareth:

anch’io, senza alcun merito, col mio Battesimo

sono diventato un altro Gesù.

Con la mia venuta qui a Lourdes, vorrei fare le cose bene,

e rassomigliare a GESU’, il Tuo e mio DIO, nell’Uno e Trino.

So che tu non ti dimenticherai di essere la mia Casalinga,

Per favore fa che io sia in realtà come il tuo Gesù!  

 

Grazie di cuore! E AMEN!

 

Sai, MAMMA CASALINGA che  ho tanto desiderio

 di chiamarti nientemeno che la mia LAVATRICE?!

Sì, perché in me c’è troppo agire alla maniera di una “routine” ;

c’è troppo di umano e quanto mai poco di divino “secondo Gesù!”.

E DIO, il TUTTO,  ti ha scelto come TUTTA SUA,

 affinché in Te possa lavarmi e purificarmi!

 

Una LAVATRICE funziona quando è inserita la corrente …

che è solo e sempre la garanzia della presenza di Gesù vivo in Te e … in me.

Davvero, senza la corrente anche Tu, mia Lavatrice,

non potrai funzionare.

Quindi PER FAVORE tienimi sempre unito ad essa,

quasi in simbiosi coi GESU’ : Dio in me.

Soltanto allora io in Te  -  LAVATRICE funzionante  - 

avrò sempre i miei panni puliti,

e diventerò anch’io IMMACOLATO in Te, l’IMMACOLATA!

 

GRAZIE, MAMMA CASALINGA!

  

MARIA, IMMACOLATA CONCEZIONE,

senza di Te la MISERICORDIA di Dio non funziona!

Fammi capire e obbligami a capire che la MISERICORDIA di Dio

mi vuole a sua disposizione, ma sempre e tramite Te,

perché Dio è ricco in MISERICORDIA

e in ogni FAMIGLIA è la MADRE che fa le pulizie!

 

Tu, Madre della MISERICORDIA, la pulizia la sai fare bene!

non fosse altro perché DIO/IL TUTTO

ha fatto te, e solo Te, IMMACOLATA

… quindi di pulizie te ne intendi bene!

 

Ecco di cosa abbiamo bisogno :

di solidarietà per essere tutt’uno tra noi e Dio!

Allarga il mio cuore e i miei sentimenti, o MARIA:

che siano alla portata di tutti, affinché si realizzi la preghiera di GESU’

CHE TUTTI SIANO UNO,

COME IO E IL PADRE SIAMO UNO”!

Infatti GESU’, il mio e Tuo GESU’ ha detto: “ Qualunque cosa farete

ad uno dei più piccoli, l’avete fatto a me”.

 

MISERICORDIA 

 

Da miliardi di anni, DIO/CREATORE -  sempre Trino e Uno  - 

 ha fatto ogni cosa in un susseguirsi di macrocosmi e microcosmi.

Egli si è sbizzarrito in mille opere, e tutto questo perché?

Per preparare la casa alla sua piccola creatura,

  tra una moltitudine di altre più grandi e più piccole: 

L’UOMO,

che con la sua intelligenza avrebbe potuto dirigere e sottomettere

in qualche modo tutto il CREATO.

In più ha consegnato ad ogni UOMO e DONNA un distintivo spirituale:

 L’ANIMA fatta a SUA IMMAGINE.

  

Ma, ancor prima di creare l’UOMO/DONNA

Egli sapeva come sarebbe andata a finire

e che  la grandezza/bellezza e bontà dei nostri progenitori

  -  ADAMO ed EVA  -

sarebbero andate in rovina per l’EGOISMO distruttore del MALIGNO

che avrebbe procurato ogni male a loro e ai loro discendenti,

disobbedendo agli ordini del CREATORE.

In questo sta la grandezza e magnificenza di Dio che …

non ha mai voluto la morte del peccatore ma che resti in vita!

Fin dal principio, DIO/CREATORE sapeva tutto ciò

e … di prima mano ha preparato la Sua futura MADRE MARIA,

COLEI che avrebbe schiacciato il capo del MALIGNO ingannatore.

L’ha  fatta TUTTA limpida, come un SUO VESTITO PERFETTO,

IMMACOLATA CONCEZIONE,

irresistibile ad ogni attacco del MALIGNO,

“impregnata” di DIO.

 

Da sempre DIO/CREATORE si è “compiaciuto” contemplandosi in MARIA :

il suo CAPOLAVORO.

DIO ha ritenuto che MARIA sarebbe diventata

nientemeno che la SUA "LAVATRICE" :

sarebbe stata LEI in GESU’ a lavare noi peccatori  -  figli di Adamo ed Eva  -

come degli IMMACOLATIZZATI dalla MISERICORDIA DI DIO!

 

Ecco il senso del GIUBILEO della MISERICORDIA :

andare al Dio della MISERICORDIA

passando per l’IMMACOLATA CONCEZIONE.

 

LOURDES è una bella trovata del Padre CELESTE

 per riversare su di noi la SUA MISERICORDIA!

L'Ex

 

La Madonna di Lourdes e San Massimiliano Kolbe
 
 

A LOURDES la Grotta di Massabielle è diventata la  “CASA di MARIA”, per cui LEI vi abita come la “CASALINGA” e ne è la Proprietaria. Per una comparazione(similitudine) è di capitale importanza che io confronti la mia “casa” (la mia grotta, la mia anima) con la  “sacra grotta” della Misericordia di Dio a Lourdes.

 

E’ facile trovare in me quell’insieme di buchi = di mancanze/combine e peccati, che mi “rendono simile” all’originale grotta  di Massabielle. Così sono alla pari con Lourdes.

 

E allora? … Diventa logico che la “CASALINGA” della Grotta di Lourdes sia anche la mia “CASALINGA” …. E che le grazie e l’acqua benedetta che dal 1858 sgorgano a Lourdes … sgorghino anche in me e da me!

Per me, innanzi tutto. Basta che lo voglia e lo sappia vivere … in sintonia con la Grotta di Lourdes.

 L'Ex

 

Ero andato a LOURDES 53 anni fa, con mio fratello padre Valentino, prima di partire per l’Africa dal porto di Marsiglia. In seguito, anche se ne ho avuto l’occasione, non ne ho sentito il bisogno; solo tre mesi fa mi sono deciso di ritornare come pellegrino a MARIA SS. ma IMMACOLATA, Colei che il Padre ha guardato con predilezione.

 

Ho viaggiato con l’UNITALSI e altri 6oo pellegrini delle diocesi di Savona, Belluno e Albenga. Eccomi quindi in treno in uno scompartimento con il vescovo di Savona Vittorio Lupi e due canonici di Genova. Dovevo portare con me tutto il necessario per gli imprevisti: qualche indumento pesante perché a Lourdes, nei Bassi Pirenei, specie di notte fa freddo … non si sa mai. Ed eccomi con due borse zeppe, con tanto di scarponi … non si sa mai! In realtà i miei compagni di valigie ne avevano una sola; ed io … povero frate cappuccino, ben due.

 

Parlavo sottovoce; meno male che nessuno esteriormente notava la mia fatica per masticare e deglutire, e difficilmente se ne accorgeva, mentre facevo un po’ di sforzi per sembrare “normale” e all’altezza dei tempi! In treno la mia cuccetta era quella centrale; gli altri tre hanno preferito così vedendo la mia veneranda età.

 

Il treno proseguiva in maniera discontinua, a scossoni; peccato che il finestrino dietro la mia testa era mezzo aperto e non si poteva chiudere bene… La tendina poi sventolava ed io essendo in maglietta mi trovavo in una difficile situazione. Desideroso di farmi qualche merito, con una mano, in posizione scomoda, cercavo di tener ferma la tendina: cosicché almeno gli altri tre avessero meno vento e meno freddo notturno.  Ho tenuto duro per un po’ di tempo ed infine, nella semi oscurità, mi sono alzato a prendere da una valigia un maglione, che è stato mio caro amico!

 

Finalmente siamo arrivati a Lourdes, al grande albergo “Salus Infirmorum”, dove mi è stata assegnata la camera 502, al quinto piano. In questo reparto le camere sono senza chiave.  E in seguito seppi la ragione: il piano quinto era quello da sempre designato a chi si fosse ammalato improvvisamente.

 

“NON GIUDICARE E NON SARETE GIUDICATI”

 

Abituato ad alzarmi di buon mattino, alle ore 6 sono andato alla GROTTA. Il cielo era scuro ma molti lampioni illuminavano bene la strada e i 300 metri per arrivare alla GROTTA li ho fatti da solo; ma nelle panche c’erano già dei pellegrini. Tutto è bene illuminato. A destra in alto, a 7-8 metri, ecco la nicchia dov’era apparsa la Vergine a Bernadette; verso il centro un grande lucerniere con tante candele accese in sette centri concentrici; in mezzo un piccolo altare e a sinistra almeno due antri oscuri.

 

Mi metto ad osservare tutto e a pronunciare sommessamente qualche preghiera. In continuità arriva gente a gruppetti. Mentre sulle panche si sente recitare il Rosario altri, un po’ disordinatamente, toccano la parete che ricorda la Grotta e nello stesso tempo altri in coppia si prendono la foto con il “tablet” in maniera che sullo sfondo rimanga anche la Madonna e il lucerniere …

 

“NON GIUDICARE E NON SARETE GIUDICATI”

 

A lungo ho osservato tutto nell’insieme e nei particolari … con una preghiera a pezzi o meglio a “singhiozzo”. In quell’ora alla GROTTA, quanti giudizi e osservazioni ho fatto … ma anche quante preghiere ho biascicato.

 

Il secondo giorno sono andato alla GROTTA alle cinque e mezzo e vi sono rimasto per un lungo tempo. Allora mi  sembra di essere stato veramente orante per me e per tutti quelli che mi hanno chiesto di intercedere per loro.

 

Ancora all’alba, nella semi oscurità, sono andato nella vicina chiesa di Sta Bernadette. Vi entro solitario e mi siedo verso la metà, osservando il tutto. Davanti a me ci sono due porte che hanno sopra una luce rossa accesa; penso, di sicuro saranno due confessionali e, facilmente ci saranno due sacerdoti in attesa… Invece all’improvviso una porta si apre ed escono 25 persone circa e si dirigono all’uscita; dai loro bisbigli mi sembrano polacchi.

 

Finalmente ho capito che quelle due porte chiuse portavano alla cappella dell’Adorazione del SS. mo. Poco dopo entro, sempre solitario e così posso fare una vera preghiera. Siamo in due con Lui: mi immedesimo con Lui. Grazie, mio Dio.

 

Dopo una decina di minuti, all’improvviso il mio cellulare suona … eppure credevo di averlo spendo. “Pronto…” E’ una signora di Andora che era passata da Savona e si era “innamorata” delle piante grasse… La mia solitudine si è rotta perché … ben nascosto e chissà da dove, salta fuori il sagrestano, fulminandomi che in chiesa si devono tenere i cellulari spenti ...”D’accord, excuse-moi et pardon!” Il bello è che allora in quella chiesa ero assolutamente solo senza alcun altro pellegrino … Nella solitudine pensante e orante mi è saltato sopra un finimondo.

 

… anche qui “NON GIUDICATE E NON SARETE GIUDICATI!”

 

Nel mio pellegrinare, tra un via vai di gente, mi viene incontro una signora tutta “agitata”, molto emozionata; mi spiega che cosa le è successo mentre era a fare il bagno alla piscina: “Io vi sono andata per qualche cisti che avevo nel collo … ma mi ha fortemente shoccato vedere una giovane donna, tutta malandata … serena e sorridente!”. Vedendola così serena mi son detta: “Quanto sono stupida a restare chiusa nel mio male”.

 

Ancora strada facendo vedo sorpassarmi una specie di gigante (sarà stato almeno un palmo più alto di me). Si muoveva un po’ impacciato, quasi indolenzito. Sarà stato sulla settantina. Conoscendo bene l’Africa, gli rivolgo qualche frase in francese e mi risponde gentilmente di essere della Costa d’Avorio. Essendo stato per varie volte di passaggio sulla nave, proprio lì parliamo dei nostri due Paesi: il Centrafrica e la Costa D’Avorio. Lo vedo rasserenato e quasi meravigliato di sentirci alla pari… avendolo pregato di darmi del tu. Mi confida che è venuto in visita a pregare la Vergine Maria e che ora abita a Parigi; suo nonno era un catechista dei primi missionari, e suo padre, anche lui, era catechista. Lui faceva il chierichetto per servire la Messa. Essendo sulla settantina, suo nonno è vissuto almeno 130 anni fa, di conseguenza non può essere stato uno dei primi catechisti della Chiesa Cattolica. Questo signore, dal nome Serafino, a un dato momento mi presenta un fagotto pieno di medicine che aveva comperato i mi chiede di benedirle. Infine mi domanda se posso dargli il sacramento dei malati … Gli rispondo di farne richiesta nella parrocchia dove abita e che troverà sempre una risposta adeguata. Ci siamo lasciati.

 

“NON GIUDICATE E NON SARETE GIUDICATI!”

 

Ecco giunto il momento di dire il perché ho messo come “titolo” di questi fatterelli vissuti a LOURDES “Non giudicate e non sarete giudicati!”. Sono stato cinque giorni a LOURDES e tutto mi si è impresso nell’anima … ma non tutto nella stesa maniera! Non devo dimenticare che come davanti a un fatto, una situazione, io “giudico e mi confronto” … anche gli altri davanti a me, senza farsene troppo accorgere si confrontano e mi giudicano! Da tre mesi sono in cura per i denti e devo cibarmi di “”pappette”. Di conseguenza per i pasti giornalieri mi trovavo a tavola “di nascosto” al “self service”, cosicché di “confronto” con gli altri ce n’era poco. Questo è stato un male e un bene spiritualmente. Osservavo gli altri e li giudicavo alla mia maniera … Durante la giornata passeggiavo da solo col mio abito cappuccino e la mia berretta sul capo; anche loro  -  gli altri  - che mi guardavano con tanto di occhi aperti, si interrogavano: “Chi è questo tale quasi extra terrestre … mentre noi preghiamo e ci mettiamo in ginocchio ad ogni Stazione della Via Crucis … lui fa un semplice inchino e scatta foto …”

 

Sì! “Non giudicate e non sarete giudicati!”: fa bene, specie per se stessi! Chissà che sia anche solo per questo che il Buon Dio mi ha messo in mente di partecipare a questo Pellegrinaggio dell’UNITALSI? Ora, ripensandoci bene a quel gigante Africano della Costa d’Avorio, avrei potuto ascoltarlo un po’ più a lungo, perché mi sembrava in attesa di qualcosa di più; anche se lasciandoci, mi ripeteva che era proprio contento di avermi incontrato.

 

L’Ex

 

 


Documenti allegati

 Maria Immacolata!
 Ave Maria, splendore del mattino
 Pensieri su Maria
 MARIA
 Essere Maria

 

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Messaggio Cristiano
UDIENZA GENERALE, 15 Maggio 2024

Catechesi. I vizi e le virtù. 19. La carità

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Oggi parleremo della terza virtù teologale, la carità. Le altre due, ricordiamo, erano la fede e la speranza: oggi parleremo della terza, la carità. Essa è il culmine di tutto l’itinerario che abbiamo compiuto con le catechesi sulle virtù. Pensare alla carità allarga subito il cuore, allarga la mente, corre alle parole ispirate di San Paolo nella Prima Lettera ai Corinzi. Concludendo quell’inno stupendo, San Paolo cita la triade delle virtù teologali ed esclama: «Ora dunque rimangono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità. Ma la più grande di tutte è la carità» (1 Cor 13,13).

Paolo indirizza queste parole a una comunità tutt’altro che perfetta nell’amore fraterno: i cristiani di Corinto erano piuttosto litigiosi, c’erano divisioni interne, c’è chi pretende di avere sempre ragione e non ascolta gli altri, ritenendoli inferiori. A questi tali Paolo ricorda che la scienza gonfia, mentre la carità edifica (cfr 1 Cor 8,1). L’Apostolo poi registra uno scandalo che tocca perfino il momento di massima unione di una comunità cristiana, vale a dire la “cena del Signore”, la celebrazione eucaristica: anche lì ci sono divisioni, e c’è chi se ne approfitta per mangiare e bere escludendo chi non ha niente (cfr 1 Cor 11,18-22). Davanti a questo, Paolo dà un giudizio netto: «Quando dunque vi radunate insieme, il vostro non è più un mangiare la cena del Signore» (v. 20), avete un altro rituale, che è pagano, non è la cena del Signore.

Chissà, forse nella comunità di Corinto nessuno pensava di aver commesso peccato e quelle parole così dure dell’Apostolo suonavano un po’ incomprensibili per loro. Probabilmente tutti erano convinti di essere brave persone, e se interrogati sull’amore, avrebbero risposto che certo l’amore era per loro un valore molto importante, come pure l’amicizia e la famiglia. Anche ai nostri giorni l’amore è sulla bocca di tutti, è sulla bocca di tanti “influencer” e nei ritornelli di tante canzoni. Si parla tanto dell’amore, ma cos’è l’amore?

“Ma l’altro amore?”, sembra chiedere Paolo ai suoi cristiani di Corinto. Non l’amore che sale, ma quello che scende; non quello che prende, ma quello che dona; non quello che appare, ma quello che si nasconde. Paolo è preoccupato che a Corinto – come anche oggi tra noi – si faccia confusione e che della virtù teologale dell’amore, quella che viene solo da Dio, in realtà non ci sia alcuna traccia. E se anche a parole tutti assicurano di essere brave persone, di voler bene alla propria famiglia e ai propri amici, in realtà dell’amore di Dio sanno ben poco.

I cristiani dell’antichità avevano a disposizione diverse parole greche per definire l’amore. Alla fine, è emerso il vocabolo “agape”, che normalmente traduciamo con “carità”. Perché in verità i cristiani sono capaci di tutti gli amori del mondo: anche loro si innamorano, più o meno come capita a tutti. Anche loro sperimentano la benevolenza che si prova nell’amicizia. Anche loro vivono l’amor di patria e l’amore universale per tutta l’umanità. Ma c’è un amore più grande, un amore che proviene da Dio e si indirizza verso Dio, che ci abilita ad amare Dio, a diventare suoi amici, ci abilita ad amare il prossimo come lo ama Dio, col desiderio di condividere l’amicizia con Dio. Questo amore, a motivo di Cristo, ci spinge là dove umanamente non andremmo: è l’amore per il povero, per ciò che non è amabile, per chi non ci vuole bene e non è riconoscente. È l’amore per ciò che nessuno amerebbe; anche per il nemico. Anche per il nemico. Questo è “teologale”, questo viene da Dio, è opera dello Spirito Santo in noi.

Predica Gesù, nel discorso della montagna: «Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano. E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso» (Lc 6,32-33). E conclude: «Amate invece i vostri nemici – noi siamo abituati a sparlare dei nemici – amate i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell’Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi» (v. 35). Ricordiamo questo: “Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperare nulla”. Non dimentichiamo questo!

In queste parole l’amore si rivela come virtù teologale e assume il nome di carità. L’amore è carità. Ci accorgiamo subito che è un amore difficile, anzi impossibile da praticare se non si vive in Dio. La nostra natura umana ci fa amare spontaneamente ciò che è buono e bello. In nome di un ideale o di un grande affetto possiamo anche essere generosi e compiere atti eroici. Ma l’amore di Dio va oltre questi criteri. L’amore cristiano abbraccia ciò che non è amabile, offre il perdono – quanto è difficile perdonare! quanto amore ci vuole per perdonare! –, l’amore cristiano benedice quelli che maledicono, mentre noi siamo abituati, davanti a un insulto o a una maledizione, a rispondere con un altro insulto, con un’altra maledizione. È un amore così ardito da sembrare quasi impossibile, eppure è la sola cosa che resterà di noi. L’amore è la “porta stretta” attraverso cui passare per entrare nel Regno di Dio. Perché alla sera della vita non saremo giudicati sull’amore generico, saremo giudicati proprio sulla carità, sull’amore che noi abbiamo avuto in concreto. E Gesù ci dice questo, tanto bello: «In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Mt 25,40). Questa è la cosa bella, la cosa grande dell’amore. Avanti e coraggio!

Papa Francesco